“Vita di fede o fede nella vita?”
Commento al Vangelo di don Pieralbert D’Alessandro
Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa”. Il Vangelo di oggi ci chiede un unico gesto. Tutta la vita, nella quale Dio Padre semina, è racchiusa in una dinamica: “gettare il seme, ed essere coscienti di questa presenza“. Il resto non compete a noi, non dipende da noi. E’ un po’ come voler dire che la vita è tale solo se la metti in condizioni di portare frutto.
Ormai le motivazioni hanno sostituito l’obbiettivo: lo scopo per cui viviamo! Le motivazioni non sono più ritenute come strumento ma un fine, contribuendo così ad una continua ricerca motivazionale che arreca angoscia e sterile ricerca di nuovi desideri senza via d’uscita. Lo scopo della vita è quello di far germogliare pazientemente il seme, e sentiti oggetto di vita!! affinché porti frutto!!
Sono le scelte le cose che mettono in condizioni la vita di portare frutto. Noi vogliamo sempre controllare tutto, stiamo male perché fino in fondo è impossibile. Siamo convinti che tutto dipende sempre da noi. Ma non è così. Da noi non dipende tutto. C’è una parte della vita che accade, che viene fuori al di là delle nostre capacità e delle nostre forze. Noi possiamo solo essere come quel contadino che con fiducia getta il seme. Non bisogna avere paura di scegliere qualcosa nella vita. Non bisogna avere paura di fidarsi. Non bisogna avere paura di rischiare in una scelta. C’è qualcosa di più brutto di sbagliare, e cioè il non provarci nemmeno. Non verrà fuori nessun grano da un campo dove non è stato seminato nulla. Da quello seminato potrebbe venir fuori anche erbaccia insieme al grano. Ma è meglio correre il rischio di non avere la perfezione, che non avere nulla per paura dell’imperfezione.