Un Dio, infaticabile e testardo, che continua a seminare il suo Amore
(Commento al Vangelo di don Raimondo Artese)
«Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha … Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!”.» (Mt 13,1-23)
Un Dio, infaticabile e testardo, che continua a seminare il suo Amore. E noi come rispondiamo?
In questo tempo di forzato distanziamento, la scena iniziale, ci fa provare timore, perché oggi abbiamo paura di essere contagiati, ma è grandiosa: la folla si accalca per ascoltare la parola, tanto che Gesù sale su una barca.
Ma di tutta quella gente, chi ascolta veramente? Cosa cercava?
Poco dopo, lo cercherà solo per avere il pane, lo abbandonerà, chiederà la sua crocifissione…
Una cosa è certa Dio prende l’iniziativa: su questo non dobbiamo avere dubbi. Iniziativa su cosa?
Sul rapporto con me: non sono io che mi pongo il problema di stringere una relazione con Lui, ma è Lui che fa di tutto affinché io viva in unione alla sua persona, che non lo cerchi solo per avere qualcosa.
Col tempo s’impara a riconoscere questa dinamica: si scopre che il nostro desiderio di bene, che ci costituisce, è desiderio di Lui ed è risvegliato proprio dagli eventi che accadono.
È determinante, quindi, la predisposizione con cui uno sta di fronte alla vita: se è disponibile, cioè aperto, sarà in grado di riconoscere e accogliere l’iniziativa di Dio, e nel momento in cui questa sarà fatta diventare un alimento costante delle proprie giornate e dei propri pensieri. Pian piano trasformerà il cuore dell’uomo perché porterà una novità di vita che prima non c’era: la sua stessa vita in me.
Ecco, allora, la parabola con un’abbondanza strabiliante di seme gettato, che solo in minima parte riesce a produrre frutto. Al Seminatore non importa, lui getta il seme senza fare calcoli, fiducioso solo della forza della Parola stessa, che come pioggia e neve qualcosa feconderà. La generosità di Dio si mostra nell’abbondanza del seme, la sua fiducia nella forza di questo seme.
Dopo il racconto Gesù spiega che parla in parabole. Siccome hanno il cuore indurito, guardano senza vedere e sentono senza ascoltare.
Nel “Il Piccolo Principe” troviamo la volpe che dice: «… non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi». Lo stesso vale per l’ascolto: si ascolta veramente solo con il cuore.
Sembra che i discepoli abbiano questa capacità di ascolto, in realtà, non sono molto diversi dalla folla. Spesso non capiscono i discorsi di Gesù, ricercano il successo, sono litigiosi tra di loro, fuggono nel momento cruciale…
Com’è possibile che siano capaci di farsi convertire dalla Parola ascoltata?
Il segnale più evidente della disponibilità dei dodici di seguire il Signore è nel voler ricominciare dopo le cadute, nel mettersi di nuovo all’ascolto. Nonostante diverbi e incomprensioni continuano insieme a seguire Gesù.
L’incomprensione e l’ostinazione attraversano drammaticamente tutta la storia degli uomini con Dio e tra di loro, ma non sono l’ultima possibilità. La volontà del Signore è sempre quella di guarire chi vuole tornare a lui e convertirsi a un ascolto autentico. La comunità è il luogo dov’è possibile imparare l’ascolto autentico, perché ‘dove due o tre sono uniti’ nel suo nome, Lui è presente per insegnare e guarire.
Nel tempo di forzato isolamento, diventa ancora più importante il tema della comunità. É la nostra sfida essere comunità durante il distanziamento fisico. Abbiamo mezzi, conoscenze, tempo e possibilità, quindi possiamo essere comunità, essere uniti a distanza, coltivare un cuore sensibile che, giorno dopo giorno, si converte e porta frutto.
Ecco la Parola di Dio, la sua opera, la sua iniziativa; ecco il terreno in cui il seme viene gettato, la mia disponibilità, il mio desiderio. Tutta la vita si gioca nell’apertura o nella chiusura a questo rapporto.
Voglio essere terreno buono, Signore, perché il tuo Figlio, Tua Parola vivente, è venuto per portare frutto in me, per far sì che io non rimanga sterile ma collabori con la tua opera nel mondo. Aiutami a dissodare il terreno del mio cuore, così che il seme che getterai potrà trovare accoglienza: te lo chiedo per me e per tutti coloro che mi stanno vicino. Amen.