Un amore liberante.
IX settimana del Tempo Ordinario – Mercoledì
Commento al Vangelo – Mc 12, 18-27
A cura di don Giovanni Boezzi
Un giorno un anziano signore sempre un po’ preoccupato di finire all’inferno mi fece questa domanda: ma questo fuoco dell’inferno che non si spegne mai a cosa serve? Tanto una volta che siamo bruciati non siamo morti? In effetti se le logiche dell’al di là sono quelle che conosciamo sulla terra, tante cose non ci tornano. Una di queste è proprio la questione dei sette mariti di cui parla il Vangelo di oggi. Pensiamo a quel marito che riteneva la sua moglie come unica e al sicuro da ogni concorrenza. Ebbene, arriva in paradiso e se la ritrova assieme ad un altro marito…poveretto! Oltre il danno anche la beffa… Ma il problema è tutto qui: noi vogliamo trasferire in paradiso le nostre sicurezze e i nostri diritti di proprietà. Come sulla terra vogliamo la nostra donna, i nostri figli e tutto quello che pensiamo di aver conquistato solo per noi. In Paradiso tutto questo non avrà senso, perché non esisterà più il mio e il tuo, ma tutti saremo in Cristo. Questa nuova dinamica di appartenenza sbarazzerà i nostri calcoli meschini e i nostri bisogni egoistici, perché l’amore di Gesù ci farà amare di una libertà infinita. Per cui la stessa gelosia o l’invidia scompariranno. E tutti ameranno e saranno amati allo stesso modo con una libertà senza eguali. L’amore di Dio sarà un roveto ardente che non si estinguerà mai proprio come quello in cui apparve a Mosè rivelandosi il Dio dei vivi e non dei morti. Per cui non occorre sognare per pensare al Paradiso, ma semplicemente prendere consapevolezza che le nostre logiche terrene sono perdenti. L’amore vero libera e non imprigiona. Basterebbe vivere questo amore per essere già in Paradiso!
Oggi prego con il Salmo 24
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Dal vangelo secondo Marco (12, 18-27)
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».