Tra le regole e il nuovo
Seconda settimana del Tempo Ordinario – Martedì
Commento al Vangelo di Marco 2,23-28
A cura di Don Giovanni Boezzi
Siamo sinceri, amici, i farisei un po’ di ragione ce l’avevano. Insomma: mettiamo delle regole, positive peraltro, che ci aiutano e ci sostengono, che ci danno una qualche piccola certezza anche nella fede e nel comportamento, nel sentirci “a posto” con la coscienza, e arriva il Rabbì di Nazareth e si comporta come un anarchico rivoluzionario! Uff, che difficile! Così è amici: Dio ci chiama a libertà ma questa libertà ci è insostenibile e subito ci riempiamo di regole e precetti per poterci presentare davanti a Dio col taccuino in mano, dicendo: “tutto a posto!” Ricordate il drammatico racconto di Dostojewski, la leggenda del grande inquisitore? Egli immagina che Gesù torni in piena inquisizione, in Spagna, e lì Gesù subisce un processo – pur riconosciuto! – e viene condannato al rogo; il grande inquisitore accusa Gesù di essere stato ingenuo: l’uomo non riesce a sopportare la propria libertà, ha bisogno di essere comandato, indirizzato… Parola forte, certo, ma non lontana dalla verità. La regola dello shabbat c’era, aveva una sua ragione di essere, perché cambiarla, perché riportarla all’origine, perché voler affidare all’uomo una sua interpretazione? Gesù non è un adolescente viziato che viola le regole; no: è l’uomo nuovo, libero, che prima della regola mette la persona, che prima della legge mette l’amore che ha portato a quella legge. Ricordiamocelo, amici, quando vogliamo imporre regole a tutti (sempre prima agli altri ovvio!), quando, anche nella Chiesa, storciamo il naso e ci sentiamo giusti, quando pensiamo di convertire il mondo moltiplicando i divieti; certo, non è facile, non siamo liberi come il Maestro, né maturi come lui e rischiamo di mettere il nostro parere come norma morale. Invochiamo allora lo Spirito Santo che – finalmente – ci renda liberi e capaci di sostenere tale immenso dono!
Oggi prego con il Salmo 110 (111).
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Dal Vangelo secondo Marco (2,23-28)
In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».