Tenerezza.
XIV° settimana del Tempo Ordinario – Lunedì
Commento al Vangelo – Mt 9, 18-26
A cura di don Giovanni Boezzi
Commento al Vangelo odierno di don Franco Mastrolonardo.
Mi fermo su due gesti. Il primo è quello richiesto dal padre della fanciulla a Gesù, il secondo è quello che attua Gesù nei confronti della ragazzina. Partiamo dal primo. Questo capo della sinagoga che sappiamo dall’evangelista Marco chiamarsi Giairo chiede a Gesù la guarigione della figlioletta. Anzi chiede più di una guarigione, perché la bambina è morta. Chiede una risuscitazione. Ma non mi fermo sulla richiesta sproporzionata che viene fatta quanto sul gesto con cui il padre chiede la risuscitazione: “Vieni, imponi la tua mano e mia figlia vivrà”. Chiede un gesto ufficiale, un gesto di benedizione, un gesto che ha accompagnato il ministero dei profeti nell’Antico Testamento, il gesto solenne dei sacerdoti, che è passato di autorità nella liturgia cristiana. L’imposizione delle mani: il gesto religioso per antonomasia. E adesso andiamo al secondo gesto alla fine del brano, quello che compie Gesù verso la ragazzina. “Egli entrò le prese la mano e la fanciulla si alzò”. Il gesto è il prendere per mano la ragazzina, gesto confermato in pieno anche dall’altro evangelista Marco. Come a dire: Hanno visto bene tutti! L’ha proprio presa per mano. Quindi nessuna imposizione delle mani, ma un prenderla per mano. Non un gesto religioso, ma un gesto di profonda tenerezza umana. Non un porsi dall’alto, ma un fianco a fianco di Gesù. Bellissimo! Sempre il numero uno Gesù. Cosa mi suggerisce tutto questo? Per me è immediato. La ragazzina del Vangelo è metafora della nostra gioventù. Di cosa hanno bisogno oggi i giovani per rinascere? Una certa generazione adulta chiede siano educati alla religiosità, alla dottrina. Loro invece, i giovani, hanno bisogno di umanità, di tenerezza. Non il Dio della religione, ma la condivisione della loro vita. “A latitare tra i più giovani è il Dio con la maiuscola, il Signore terrifico dell’Antico Testamento, sostituito da un altro più dimesso, il dio minuscolo delle piccole cose, che non è più un’entità carica di mistero ma ha a che fare con la ricerca di un’armonia personale. Alla dimensione della trascendenza e della eternità subentra quella dell’immanenza e la temporalità. E il Dio del timore cede il passo alla figura dell’amore”.
Oggi prego con il Salmo 90.
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Dal vangelo secondo Matteo (9, 18-26)
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.