“Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti”.
Commento al Vangelo di don Simone Calabria
III Domenica di Avvento C- Gaudete – (Sof 3,14-17; Sal (Is 12,2-6); Fil 4,4-7; Lc 3,10-18)
È la domenica chiamata “gaudete”, la domenica della gioia. La Parola di Dio invita a non lasciarci sopraffare dall’angoscia.
Certo, ne abbiamo tutti i motivi guardando il nostro mondo, vedendo le innumerevoli ingiustizie. Come non essere tristi e angosciati di fronte a tanta violenza? Eppure siamo invitati a gioire. Non è questione di ottimismo: è l’avvicinarsi del Natale il motivo della nostra gioia. Non siamo più soli, il Signore viene accanto a noi. La liturgia interrompe la stessa severità del tempo di Avvento come a farci pregustare il Natale. Tutto nella liturgia si fa invito pressante perché ognuno si disponga ad accogliere il Signore; perché ognuno si sollevi dal sonno dell’egoismo e dall’ubriacatura dell’orgoglio per andare incontro a Gesù.
Restano 10 giorni al Natale e il nostro cuore è ancora distratto e impreparato. L’evangelista Luca scrive che tutto il popolo era nell’attesa del Messia, di Colui che avrebbe cambiato la vita, che avrebbe liberato gli uomini e le donne dalle schiavitù di questo mondo. Per questo molti lasciavano le loro città per recarsi nel deserto ed incontrare Giovanni Battista. Anche noi abbiamo lasciato le nostre case per partecipare alla S. Messa. E Giovanni Battista, in certo modo, continua a parlare con lo stesso vigore, con la stessa forza di cambiamento, che aveva nel deserto accanto al fiume Giordano. Assieme a quella folla di uomini e di donne, assieme a quei soldati e a quei pubblicani, ci siamo anche noi e, con loro, chiediamo: “Che cosa dobbiamo fare per accogliere il Signore che viene?”.
È la domanda che sorge nel nostro cuore quando ci guardiamo dentro, quando ci guardiamo attorno, quando di fronte alla sofferenza nostra o di chi ci sta vicino non sappiamo che risposta dare, quando magari vogliamo prepararci ad un Natale che non resti soltanto qualcosa di esteriore, ma qualcosa che ci tocchi in prima persona. “Che cosa dobbiamo fare?”.
E il mondo di oggi ci risponde: “Sistèmati, lavora, guadagna, divèrtiti, pensa a star bene tu…”. Ma tutte queste cose sono capaci di riempire il cuore? Danno davvero la felicità? In mezzo a questi interrogativi, arriva la risposta di Giovanni che con semplicità e chiarezza ci propone tre strade da seguire:
1. La “condivisione”: superare la logica dell’individualismo per abbracciare quella del dono. “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. È la carità la prima risposta.
2. L’onestà (“Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».): essere giusti, rispettosi. Imparare a ringraziare per ciò che si ha, a non pretendere nulla più del necessario e questo per vivere nella giustizia;
3. Il rispetto delle persone (Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».): avere tenerezza e compassione gli uni degli altri. Non è necessario fare cose straordinarie, ma fare bene le cose di ogni giorno. Giovanni Battista ci ricorda che l’attesa del Messia si compie tra carità e giustizia, tra misericordia e rispetto, tra tenerezza e compassione. Dice bene S. Paolo ai Filippesi: “La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù”.
Questo significa preparare la strada al Signore che viene. Concretamente significa: sul lavoro, cerca di essere onesto; nello studio, impegnati! In casa, fai sempre la tua parte! Con gli altri, sii misericordioso! Chiediamo al Signore che ci aiuti a riscoprire la gioia che viene nell’incontro con Lui e nell’impegnarci per gli altri. Amen.