“Siamo oggi immersi in una solennità grandiosa: la Trinità
Commento al Vangelo di Fra Gianluca Catapano
Cari fratelli e sorelle, nel nome del Padre, Figlio e Spirito Santo, un saluto a voi. Nello spirito di san Francesco, quale suo fratello e figlio della famiglia francescana, vi auguro di tutto cuore che il Signore vi doni la Sua pace.
Siamo oggi immersi in una solennità grandiosa, la più vasta d’orizzonti che la Chiesa celebra, solennità da vertigini perché oggi tutto il cuore, tutta l’attenzione, tutta la preghiera e la contemplazione, tutta la nostra offerta vivente è chiamata a puntare direttamente al mistero infinito della santissima Trinità, nostro unico Dio in 3 Persone Divine. Senza remore, senza indugi, senza giri larghi, ma direttamente! Mistero eterno, altissimo e vicino al contempo, a misura di tutti, nel quale siamo inseriti e che ci avvolge in realtà, ben prima della nostra possibile consapevolezza. Paolo lo ha scoperto e lo predica quando agli ateniesi fa leva sulla loro credenza in un dio ignoto: – Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene…in Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (Atti, 17, 24-27).
È stato Gesù, venuto a noi dalle viscere di Dio, a rivelarci il mistero divino che oggi celebriamo e che la Chiesa ha gradualmente compreso con l’ausilio dello Spirito Santo e definito poi una volta per tutte quale dogma per la fede cristiana. Non un semplice monoteismo, ma di più, molto di più: il nostro Dio sono tre Persone Divine in unità perfetta per l’amore scambievole tra essi. Tre Persone distinte, medesima natura divina, una cosa sola perché si amano reciprocamente e totalmente. Ecco la nostra fonte, ecco il nostro tesoro: l’Amore che fa Uno nelle distinzioni legittime che permangono! L’amore che porta ad operare congiuntamente fuori di sé in una comunione che sempre è missionaria! Dio è così e tutto il creato porta inscritto dentro questa legge suprema: l’amore che fa unità nella diversità, la complementarietà delle differenze come ricchezza senza pari, la comunione d’amore operosa e creativa quale stile e propensione. Che meraviglia, che unicità, che responsabilità sapere e gustare il mistero di Dio-comunità di Persone unite nell’amore che straborda e tutto crea e ogni cosa contagia.
Un mistero carico di conseguenze per noi cristiani: infatti “tutta la vita cristiana è comunione con ognuna delle Persone divine senza in alcun modo separarle. Chi rende gloria al Padre lo fa per mezzo del Figlio nello Spirito Santo; chi segue Cristo lo fa perché il Padre lo attira e perché lo Spirito lo guida. Il fine ultimo dell’intera opera di salvezza divina è che tutte le creature -sommamente l’uomo- entrino nell’unità perfetta della Ss. Trinita”. Questo dichiara il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 259-260).
La fede che ci immette nel Dio-Trinità ci comunica il Suo amore e questo, quando è autentico chiama alla comunione, intima e fattiva, con Dio e con i fratelli, con il Creato intero, e quest’ultima e la verifica del primo. L’ecologia integrale che papa Francesco illustra nell’enciclica Laudato Si’ non è altro che questo, al nocciolo della sua essenza.
Tutta la Chiesa è permeata da questa verità intima che apre ad una missione continua: fare unità, stringere vincoli d’amore con tutti, generare comunità missionarie, farsi “uno” col mondo tutto, partecipe e serva della vita di chiunque gli apre le porte, di chiunque soffre anzitutto, e suscitare la presenza operosa di Dio che sempre si realizza nei vincoli di comunione fraterna, dove verità giustizia e carità profumano di una vita “altra”.
“La Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1): definizione bellissima che ci regala il Concilio Vaticano II nel suo documento sulla Chiesa. Chiesa come “casa e scuola della comunione” ci dive San Giovanni Paolo II.
Lo Spirito Santo ci muove continuamente su questa via: “La gioia segreta dello Spirito è stabilire la comunione, giocando con le differenze”, scrive il beato Christian De Chergé, monaco di Thibirine ucciso con altri confratelli in Algeria, e lo scrive seduto su una “sedia” difficile.
Capiamo che quella della comunione a misura dell’amore trinitario è una cosa seria e un’urgenza. Per questo l’invito della Chiesa per il nuovo millennio che abitiamo è ad una spiritualità di comunione, anzitutto. Invito, cioè a salvarci e santificarci insieme, come “fratelli tutti” abbattendo ogni barriera individualistica, anche nella fede tanto presenti, e avanzando oltre storici confini ristretti ed elitari, sempre più inclini al compiacimento elitario che alla missione di essere servi a beneficio di tutti, portatori di una verità salvifica che ci trascende e che non possediamo come proprietari esclusivi.
Il Vangelo che oggi la Chiesa proclama, porta in sé, inedita, questa apertura universale nel nome della Trinità: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo…”. È Gesù Risorto che lo comanda ai suoi che vogliono essergli discepoli, e questo nonostante che la fede loro non sia integra e imperturbabile. In effetti, all’inizio leggiamo: “lo videro… si prostrarono. Essi però dubitarono”.
L’apertura missionaria, che è il naturale contagio che l’amore autentico spinge, convive con la debolezza e pochezza e non teme di realizzare prodigi proprio attraverso di queste. Per cui davvero, coscienti di ciò che siamo, non c’è ragione, non c’è alibi per non essere portatori di questa lieta notizia, se l’abbiamo incontrata e la stiamo vivendo, per come oggi ci riusciamo. Sempre alta la fiducia, fratelli e sorelle: siamo discepoli di Colui a cui è stato dato “ogni potere in cielo e sulla terra”, Gesù il Risorto che assicura la sua presenza “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Mentre chiede ai suoi di esporsi e di andare, garantisce la sua presenza intramontabile. Non solo nel suo nome, nel nome della Trinità, ma con Lui, con Loro, strumenti deboli eppure necessari della storia di salvezza per tutti.
“Battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, cioè nel nome dell’Amore pieno, unitivo, creativo, partecipe, servo, liberante e salvifico, santificante… questo l’insegnamento che dobbiamo osservare e invitare ad osservare ogni giorno con la vita e le parole. Nella carità missionaria e vicendevole, saremo luci trinitarie, viandanti per le strade del mondo, luce che attinge dall’alto, anzi da dentro, più precisamente.
In effetti, scrive Durwell: “La presenza trinitaria conosce gradi di intensità secondo la misura di carità ci ciascuno”. E aggiungerei: di ciascuna relazione, gruppo, comunità, società.
Non saprei tendere ad un di “più”, né augurare di meglio.
Buon cammino insieme!
Fra Gianluca Catapano