“Se prendiamo coscienza della presenza viva del Risorto tutto cambia”
(Commento al Vangelo di don Silvio Santovito)
Nel giorno di Pasqua, l’evangelista Giovanni ci ha presentato la risurrezione di Gesù attraverso tre personaggi, tre innamorati del maestro, Maria di Magdala, Pietro e l’altro discepolo che sono andati e hanno trovato il sepolcro aperto con i lini piegati a parte.
La sera dello stesso giorno, Gesù si manifesta ai discepoli, il numero imprecisato dei discepoli indica che Gesù si manifesta non solo ai dieci, Tommaso non si trova con gli altri, ma a tutti i discepoli, quindi anche a noi, perciò quello che viene detto riguarda tutti i discepoli anche noi.
I discepoli a cui il Risorto si rivolge sono spaventati dai giudei che nella vita della chiesa rappreesentanmo tutti coloro che sono increduli di fronte alla proposta di mondo nuovo fatta da Gesù, rifiutano tale proposta e la respingono aspramente.
E’ questa la condizione della prima comunità cristiana che è spaventata da chi non accetta la proposta che la chiesa fa, nella chiesa la paura è generata dal timore di confrontarsi con chi pensa e vive in una maniera diversa. Teme di non saper rispondere alle proposte del mondo, si rinchiude, si arrocca su se stessa. La paura la può far diventare chiusa, integralista, così la chiesa può cominciare ad imporre le proprie idee condannando gli altri, abbiamo esempi nella storia passata, la paura della scienza, della libertà di coscienza, la paura degli studi biblici che davano nuove interpretazioni. Anche oggi, in un mondo carico di cambiamenti e di nuovi fermenti le paure non mancano. La chiesa si deve confrontare con un mondo che non sempre è propenso alla proposta del vangelo e alle sue scelte profende e coinvolgenti perché si preferisce correre all’insegna di una vita consumistica.
Se i discepoli si arroccano sulle proprie posizioni, in preda alle paure, finiscono con l’assecondare la tentazione di non essere più la luce del mondo e il sale della terra.
La paura prende il sopravvento nella vita dei discepoli perché non hanno ancora incontrato il Risorto, anche le nostre paure sono il segno del mancato incontro con il Risorto, ci sono tanti che ammirano il Risorto anche tra i cristiani ma probabilmente pochi ne hanno esperienza.
Gesù non appare, ma viene e sta in mezzo alla comunità dei discepoli, è questo l’evento che cambia tutto, anche nella chiesa di oggi se prendiamo coscienza della presenza costante e perenne del Risorto allora cambia tutto, ci libera dalle paure e superiamo la tentazione di annidarci solo sulle nostre posizioni.
Gesù augura la pace poi mostra i segni delle mani e il costato, le mani sono la rivelazione delle mani di Dio, indicano e ricordano le azioni compiute da Gesù quelle mani si sono adoperate per portare a tutti la proposta di mondo nuovo, un mondo di amore, di fratelli, di libertà dai soprusi e dalle ingustizie, quelle stesse mani che adesso sono segnate perchè sono state bloccate sulle croce per impedire la realizzazione del mondo nuovo, il costato da cui è uscito il sangue che indica la vita donata per amore e l’acqua che indica la vita dello Spirito, la vita nuova che ci è stata donata. Questi segni mostrati da Gesù alla comunità dei discepoli sono i segni distintivi che devono costituire la carta d’identità di ogni discepolo.
E’ così che nasce la gioia, quei segni danno la consapevolezza che ogni opera di amore che viene compiuta non può essere nè annullata nè cancellata.
Nella gioia ritrovata i discepoli vengono mandati nel mondo a mostrare le loro mani che devono essere come le mani del maestro, mani per la vita e non per la morte, mani per la pace non per gli odi, mani per la condivisione e non per l’accaparramento.
Oggi la chiesa deve rendere visibili le mani del Signore, nelle opere che compie deve mostrare le opere compiute da Gesù e come Gesù è mosso dallo Spirito anche i discepoli e la chiesa tutta deve essere mossa dallo Spirito donato da Gesù per farci nuovi.
Al mandato Gesù aggiunge il compito di perdonare i peccati che è l’invito a far scomparire, a spazzare via il mondo ingiusto, il mondo del peccato. I discepoli devono portare via il mondo vecchio fatto di cose brutte e di egoismi per fare spazio al mondo nuovo fatto di amore, se ciò non dovesse accadere è perchè la chiesa e i discepoli non si lasciano guidare dallo Spirito.
Otto giorni dopo tra i discepoli c’è anche Tommaso, questo discepolo è detto gemello perché rappresenta la difficoltà ad accogliere il Risorto, come tanti altri, lui cerca prove concerete della risurrezione, vorrebbe prove verificabili, ma la resurrezione riguarda una esperienza che appartiene al mondo di Dio e non al nostro.
Gesù si rivolge a Tommaso e realizza il desiderio di questo discepolo che vuole vedere le sue mani e la ferita del suo fianco, invita Tommaso a mantenere lo sguardo su quelle mani e su quel costato, di fronte ai quali Tommaso fa la sua splendida professione di fede dicendo mio Signore e mio Dio che significa: Tu sei il battito del mio cuore, tu sei il respiro della mia via.
Anche per noi l’invito a non perdere mai l’incontro ogni otto giorni con il Risorto nella celebrazione dell’eucaristia domenicale dove siamo certi di incontrare il Signore Risorto e di poter contemplare le mani di Gesù e il suo fianco squarciato per amore, è lì che ci vengono ricordate le opere di amore che dobbiamo compiere durante tutta la settimana riproducendo con tutta la nostra vita quotidiana la immagine di Cristo nel mondo.