Risanaci, Signore
(Commento al Vangelo di don Nicola FLorio)
Dove sta Dio? Dove sta nelle notti di dolore, di ansia, di angoscia che ognuno di noi, prima o poi, dovrà vivere? Sono queste le domande che affliggono le nostre menti e che non hanno facile soluzione.
“A me sono toccati mesi di illusione e notti di affanno” afferma Giobbe nella prima lettura di questa domenica. Il dramma della sofferenza e della morte ci fa paura e, come cristiani, non possiamo illuderci di avere una via di uscita facile se prima non entriamo in una relazione autentica con il Signore.
Come si è posto Gesù di fronte alla sofferenza e alla malattia? Il vangelo di questa domenica ci viene in aiuto. Dopo la sosta nella sinagoga di Cafarnao, Gesù è invitato a pranzo nella casa di Simone e Andrea e trova la suocera di Simone a letto con la febbre.
L’evangelista non racconta nessun discorso di Gesù, ma ne sottolinea i gesti: Gesù si avvicina, la prende per mano e la fa rialzare. In altre guarigioni agli stessi gesti si aggiunge un dialogo con la persona malata. Sono gesti di prossimità, di vicinanza, di umanità.
Solo l’ultimo ha un carattere prettamente divino: il farla rialzare, lo stesso verbo che l’evangelista utilizzerà per parlarci della risurrezione di Gesù.
È come se Gesù ci dicesse: di fronte al dramma della sofferenza, non fate lunghi discorsi, ma fate ciò che ho fatto io: avvicinatevi al malato, dialogate con il malato, prendetelo per mano, fategli sentire il calore della vostra presenza. Siate capaci di umanità. E poi… pregate per lui. Perché la guarigione, che resta un mistero, non dipende da voi ma solo da Dio.
Sappiano bene quanto questo mondo stia diventando disumano. Ecco che il Signore ci invita a compiere il miracolo di una più marcata umanità nelle nostre relazioni, soprattutto nei confronti di chi soffre. E sappiamo che ci sono diversi tipi di sofferenze, da quelle fisiche a quelle psichiche, da quelle interiori a quelle sentimentali. E in tutto questo, ci dice il Signore, voi siate capaci di vicinanza, di prossimità; al resto ci penso io!
Da tutto questo può nascere una nuova vita che si fa servizio, sull’esempio della suocera di Pietro che, dopo essere stata guarita, subito si mette a servizio dei suoi ospiti.
Anche qui il Vangelo ha da insegnarci un particolare importante: la tua vita ha senso nel momento in cui serve per il bene di qualcuno. “Se tu non servi, la tua vita non serve” afferma spesso con forza Papa Francesco.
E questo ci aiuta a capire che tutti dobbiamo essere guariti della malattia che può dominare il cuore dell’uomo: l’egoismo.
Il Signore venga a guarirci da questo male, e ci renda capaci di prossimità e di servizio: saremo la sua presenza nella vita dei nostri fratelli.
don Nicola Florio