“Rimanere ed imparare”
(Commento al Vangelo di don Pieralbert D’Alessandro)
Una fede sperimentabile nella carne, ma che va oltre la carne, come quella imparata da San Paolo. E’ questa la parola del vangelo di oggi: Gesù oltrepassa la porta sprangata delle paure e dei dubbi, il velo ostinato che copre occhi, mente e cuore, e impedisce di riconoscere, oltre le apparenze, nelle pieghe della carne e della storia, la sua presenza certa e amorevole.
Dio è! Dio è oltre la morte, oltre il peccato, oltre la contingenza che ci atterrisce. Ma, per riconoscerlo, occorre un supplemento d’anima, uno sguardo diverso, una testimonianza piantata nel cuore. Ecco quello che è mancato a Tommaso, ciò di cui, la sua povera carne piena di esigenza, aveva bisogno, come la nostra oggi. Abbiamo bisogno della fede adulta, che va al di là del sentimento, retta e incorruttibile.
Ma la fede si impara. Per questo Gesù non rimprovera Tommaso, ma lo invita a porsi in cammino, a diventare un “credente”, ad imparare la fede adulta e autentica, su cui radicare la propria vita. I segni che Gesù ha mostrato agli altri apostoli una settimana prima, i sacramenti della sua risurrezione, sono ora davanti a Tommaso.
Ma, soli, non bastano. È necessario ricevere lo Spirito Santo, come lo era stato per i suoi fratelli, la Rivelazione del Padre che ha fatto beato Pietro, quel supplemento d’anima che libera lo sguardo oltre le ferite nella carne e induce ad oltrepassare le porte della sola ragione, spesso esigente di prove e conferme. È l’amore di Dio, l’amore di Cristo sigillato dallo Spirito Santo, lo stesso che ha fatto conoscere Cristo a San Paolo non più secondo la carne, e lo ha colmato della speranza che non delude. È lo Spirito Santo che, nel cammino della storia, condurrà san Tommaso, e ciascuno di noi, a riconoscere il nostro Signore e il nostro Dio, nelle nostre stesse piaghe, nelle ferite della nostra vita.
La Croce gloriosa, la vita oltre la morte. È questo il senso del Vangelo di oggi, della stessa figura di Tommaso, un gemello nel cui cuore risuona sempre l’eco della presenza del proprio fratello. Il suo nome infatti che significa “appaiato, gemello”: Tommaso appare come il gemello di Gesù, immagine di una relazione particolare, intima, esclusiva, quella di ogni uomo “creato in Cristo per camminare nelle opere buone che Dio ha predisposto per lui”