Ricordando la meravigliosa Concetta
Ieri durante la preghiera del movimento ecclesiale Rinnovamento Nello Spirito di San Salvo ho appreso la notizia che era venuta a mancare Concetta, una donna per la quale tutti avevamo pregato tante volte. Ho conosciuto Concetta grazie alla figlia Rossana che in un campo scout per caso mi raccontò della felicità della mamma nell’aver pubblicato un libro a 70 anni. La sua storia mi incuriosì e le chiesi una intervista per la testata con cui collaboravo in quel periodo.
Lei era una donna di grande fede e quando entrai per la prima volta in casa il suo sorriso, la sua grande capacità di accogliere e il suo illuminarsi in volto nel parlare di Dio mi fece subito sentire come una persona di casa. Non mostrava affatto la sue età proprio grazie alla sua giovialità. Ho nel cuore il detto “Verba volant scripta manent” perchè mia mamma lo ripeteva quando in alcune circostanze della nostra famiglia diventava vitale mettere penna su carta quanto si diceva. E proprio questo senso del valore della scrittura mi fece subito entrare in empatia con Concetta. Mi raccontò che sin da bambina aveva una grande passione per la lettura e per la scrittura ma purtroppo ai suoi tempi i bambini non erano molto ascoltati. Per leggere a volte si accontentava anche dei giornali accartocciati con cui a volte si avvolgeva il pesce o altri alimenti e utensili e che entravano in casa.
Di seguito l’intervista di quel giorno:
Maria Concetta: “Dopo un tumore, a 70 anni ho pubblicato il mio romanzo “Il Palazzo dei Segreti”
La scrittura è qualcosa di incredibile che riesce a riempire l’anima di chi combina emozioni e parole messe insieme su un foglio o su uno schermo e di chi le legge e si lascia trasportare in questo universo. Maria Concetta Rubino è una donna di 70 anni con un amore viscerale per la lettura e la scrittura che l’ha accompagnata per tutta la vita. Ecco una breve intervista.
Come è nata la tua passione per la lettura?
Ultima di cinque figlie femmine, sono nata subito dopo la seconda guerra mondiale quando le condizioni socio-economiche non erano delle più semplici. Non avevamo né televisione e né radio. Il mio svago principale era la lettura. C’era una mia vicina di casa che mi chiedeva di leggerle il vangelo mentre lei sferruzzava con l’uncinetto. E da allora tutto ciò che trovavo davanti leggevo, persino i giornali con cui incartavano le verdure al mercato. Ma dovevo farlo di nascosto perché la mia famiglia non voleva proprio perché mancava la cultura. Oggi la scuola è diventata una cosa scontata ma ai miei tempi non era così! Tuttora mi porto dietro il rammarico di non aver avuto la possibilità di studiare. La lettura mi faceva evadere dalla tristezza dei giorni tutti uguali. Mi faceva sognare, mi sembrava di essere protagonista di quelle storie e anche se ero piccola sapevo perfettamente che c’erano altre realtà più belle ma anche più brutte della mia. A nove anni scrissi Il mio primo libro “Olga Miramare” su un quadernino con una copertina nera.
Hai continuato con questa tua passione per la scrittura?
La vita mi ha portata oltre ma ho sempre trovato il tempo per leggere. Nel 1973 sono andata in Svizzera da mia sorella per darle una mano con il figlio. Sul suo pianerottolo ho conosciuto colui che è diventato mio marito. E’ stato amore a prima vista, dopo sei mesi già stavamo sull’altare. Sono presto diventata mamma di tre meravigliosi figli: Gianluca e due gemelle Rossana e Monica. Quando ho stretto ciascuno di loro tra le braccia per la prima volta ho provato delle emozioni da togliere il fiato e che ho presto tradotto in versi. Ho voluto essere una mamma a tempo pieno, come lo è stata anche la mia mamma che mi ha trasmesso tanto amore. Nonostante sono passati tanti anni da quando non c’è più mi manca ancora tantissimo. Nove anni fa ho scoperto un tumore per il quale ho dovuto subire un intervento importante e tutte le cure chemioterapiche. L’amore della famiglia e la lettura mi hanno aiutata e mi aiutano ad affrontare al meglio tutto questo.
Da quando hai cominciato a scrivere?
Un paio di anni fa nel momento in cui uno dei miei nipotini mi ha detto: “Nonna ti do il mio computer vecchio”. Ed è così che in un lampo ho scritto anche il mio racconto “Il Palazzo Dei Segreti”.
” Tutto inizia con una porta che si apre e con l’entusiasmo inconfondibile che ogni principio ha; tutto ha fine come una porta che si chiude, dietro le spalle una donna cresciuta e sempre più convinta che, anche quando ci causa angoscia o ci espone a qualche rischio la verità sia l’unica strada auspicabile e percorribile”. (Maria Concetta Rubino – “Il Palazzo dei Segreti”)