“Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”

(Commento al Vangelo di don Pieralbert D’Alessandro)

Dopo la pausa di diverse domeniche in cui la liturgia ci ha proposto passi del Vangelo di Giovanni, oggi riprendiamo a leggere il Vangelo di Marco, ricco di tanti spunti di riflessione.

L’Evangelista ci richiama ad una sincera e profonda revisione della nostra vita, del nostro essere cristiani, a fare chiarezza dentro di noi, a cercare una relazione vera con le persone e con l’ambiente in cui viviamo. Ci conduce a un esame piuttosto impegnativo: l’autenticità della fede e non una fede ipocrita.

Norme di vita quotidiana, norme igieniche importanti per la salute, il significato del puro e dell’impuro, sono anche in questa domenica oggetto di discussione per attaccare Gesù.

Non sdegniamoci di fronte all’atteggiamento dei farisei ma invece soffermiamoci sul concetto che ciò che rende impuro l’uomo non è il cibo né i costumi ma ciò che viene dal cuore e poi sul significato di ipocrisia.
Gesù ha spesso castigato gli ipocriti, in particolare illustrando le loro caratteristiche attraverso parabole e insegnamenti per mettere in guardia i suoi seguaci. Vuole che il rapporto con Dio e con gli altri viene liberato dall’ipocrisia, dal recitare una parte, dal fingere. Raccomanda di pregare nel segreto, digiunare nel segreto, fare l’elemosina nel segreto. Il più grande atto di ipocrisia, ci dice ancora, è nasconderla a sé stessi e agli altri. Nasconderla a Dio però non è possibile!

Colpisce nel passo l’espressione di Gesù:” Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”. Facciamo in modo che le parole che pronunciamo con le labbra risuonino nel profondo del nostro cuore!

Se il nostro cuore è lontano da Dio, ogni parola, azione esteriormente perfetta, non ha nessun valore. E’ solo una recita per una rappresentazione di ciò che conta davanti agli occhi ma non dentro il cuore.

Dobbiamo vivere la religione come relazione vera con Dio, scorgerLo in ogni momento della giornata e non solo nei momenti in cui si compiono ritualità che ci mettono a posto con la nostra coscienza. Il cuore deve guidare le nostre scelte, esprimere le nostre intenzioni e il desiderio di fare tutto per amore di Dio. Vestiamo allora “di nuovo” il nostro agire! Togliamoci la maschera messa sopra ai sentimenti. Esaminando la nostra vita da cristiani con lealtà non trascuriamo i comandamenti di Dio, non diamo più importanza alla forma che alla sostanza! Pratichiamo invece la carità verso il prossimo a partire dalle persone più bisognose, più fragili, più ai margini, le persone delle quali Dio si prende cura in modo speciale e chiede a noi di fare altrettanto.

Le tante tradizioni religiose, le abitudini comunitarie, le preghiere hanno un corrispettivo nei sentimenti profondi del nostro vissuto? La sola pratica religiosa non piace al Signore. Come è facile riempirci di belle parole, ma come è difficile confrontarci con la verità e avere la forza di mostrare con trasparenza il nostro cuore.

Non onoriamo Dio con il cuore lontano da Lui!

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