Quando vivremo la vita da figli di Dio Padre, nulla ci mancherà
(Commento al Vangelo di don Andrea Manzone)
Questa domenica che precede il Mercoledì delle Ceneri, grande ingresso al tempo quaresimale, ci lascia due inviti da far tremare le gambe: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo” (Lv 19,1) e “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Noi ascoltatori un po’ disattenti della parola di Dio facciamo entrare nella mente e nel cuore parole di un peso specifico straordinario: ma che cosa vogliono dire?
La prima tentazione è quella di considerare gli inviti della Scrittura come un invito ad un impegno, ad uno sforzo che già in partenza si rivela sovrumano: chi può essere santo come Dio? Chi può essere perfetto come Dio? Se anche ne avessimo il desiderio, certamente non ne abbiamo le forze. Possiamo certamente chiedere la forza a Dio, ma rischiamo di rimanere di rimanere dei frustrati a vita…perché? Non perché Lui non può, ma perché la domanda è sbagliata!
Quando il Levitico, questo libro pieno di codici legislativi, fa questo invito al popolo d’Israele? Dopo la Pasqua, dopo l’uscita dall’Egitto, ossia dopo che Israele ha sperimentato con potenza la forza del Dio che salva e libera. E chi è che proclama l’invito alla perfezione divina se non Gesù, che in questa pagina di vangelo descrive perfettamente ciò che lui stesso ha fatto fino alla massima spogliazione della croce?
Dunque, chi accoglie l’invito alla santità e alla perfezione? Chi ha fatto esperienza di salvezza, chi ha fatto esperienza del Salvatore. Se da Dio Padre hai ricevuto tutto, di cos’altro hai bisogno? Solo in questa logica e non nell’impegno effimero si comprende cosa voglia dire Gesù invitandoci a fare più del logico, del conveniente, del “civile”. Se siamo stati raggiunti, attraversati e travolti da questa sovrabbondanza d’amore folle di Dio, quale altra ricompensa cerchiamo? I pagani e i pubblicani hanno bisogno di meriti, i discepoli di Cristo vivono di gratitudine, diffondono la gioia di chi è figlio di Dio. Questo di più non può che venir dal cuore, non può che sgorgare da una relazione feconda, non da uno sforzo inutile e sterile. La perfezione dell’individuo è quella dei demoni piuttosto che dei santi.
E allora: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Per essere perfetti come il Padre dobbiamo prima di tutto essere figli, e quando vivremo la vita di Dio che ci è Padre, e la nostra vita da figli, allora saremo perfetti, perché nulla ci mancherà e “nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv 16,22).