Perché Gesù paragona il regno di Dio al lievito?
Il regno di Dio viene paragonato da Gesù ad un piccolo seme di senapa e al lievito. Il piccolo seme di senapa è forse il più piccolo tra i semi. Don Luigi Epicoco dice: “E ancora fissa dentro la mia memoria l’esperienza che ho fatto in terra santa quando mi è capitato di prendere in mano un granellino di senapa. È qualcosa di infinitamente piccolo. Basta anche un solo dettaglio, piccolissimo, ma vero autentico, fedele, costante a cambiare completamente la nostra vita. Sono le piccole cose il vero segreto del Regno di Dio “.
La teologia del piccolo e del debole: un piccolo gregge, “non temete, lasciate che i bambini vengano a me”, “imparate da me che sono mite e umile di cuore”, “ quando sono debole allora sono forte” , “tutto riposa in colui che mi dà forza”. Come l’Angelo dice a Maria :”non temere , hai trovato grazia presso Dio”, così in quella piccola , dolce creatura , è stato gettato il seme di Dio mescolando, impastando così Divinità e Umanità formando così la Chiesa che sotto l’ amorevole azione dello Spirito Santo continua a fermentare a lievitare e a portare frutti.
Il seme nelle mani del contadino si lascia gettare , quasi a caso , infatti la nostra vita a volte ci appare così, quasi come se qualcuno ci ha presi e gettati in quella situazione, in quel dolore, in quella famiglia, con quel marito, con quel figlio, quella moglie, dove non sono compreso e non riesco a comprendere non sono amato e non riesco ad amare ea perdonare, e così mi agito, mi ribello, più del mio cuore, creo una corazza talmente forte da non poter essere scalfita. Magari divento scontroso, triste, malinconico, in superficie. Non do confidenza per paura di crollare, chiuso in me stesso continua la mia vita, pensando sia vita. In questa mia corazza mi sento bene, anzi quasi protetto e guardo gli altri anche con giudizio.
In realtà io non sono frutto del caso, c’è un progetto per ognuno di noi, c’è un progetto per me, un progetto “alto forte e robusto“. Ma per realizzarlo devo morire a me stesso. Il seme deve permettere alla Terra di macerarlo, togliere quel guscio esterno, solo così può germogliare e crescere. La parola chiave, ci dice Papa Francesco è docilità.
Il regno di Dio cresce con la docilità alla forza dello Spirito Santo. Lievito e seme muoiono
Bella l’immagine della donna che nasconde il lievito nella farina impastando il pane. Dice monsignor Ravasi: “Suggestiva comunque è l’attenzione che Cristo ha riservato al lavoro di quella donna, forse pensando a quando da bambino guardava sua mamma alle prese con la preparazione del pane quotidiano. Sicuramente anche oggi Maria continua a insegnare e a intercedere per la Chiesa tutta. Anche il lievito quindi è docile, docile nelle mani dell’impastatore. Ne basta una piccola massa per far lievitare una grande quantità di farina, nel nascondimento, poiché il lievito si perde nella farina, silenziosamente, non grida la pasta mentre lievita, lentamente, più è lenta più l’impasto viene forte. Si realizza così una cosa nuova. Nel film The Passion c’è una bellissima immagine quando Gesù incontra la madre nella salita al Calvario lui dice con la mano insanguinata che accarezza il volto della madre:” Vedi faccio nuove tutte le cose” Incredibile prima di morire Gesù dice” faccio nuove tutte le cose”
Dice il Papa in una sua omelia “Il lievito non è più lievito, si mescola alla farina e diventa pane, pane per tutti, pasto per tutti. Il seme non sarà più seme, sarà albero e diventerà abitazione per tutti gli uccelli che siamo noi tutti, anime create da Dio.”
Non si tratta di un problema di piccolezza è piuttosto un problema di cammino, ed è proprio nel cammino che succede la trasformazione ma devo essere docile, non pensare di essere troppo piccolo o incapace o impossibilitato, “non c’è nessuno che mi aiuta”, mi perderei in ragionamenti sbagliati, falsi, ipocriti come i Farisei. Gesù ci dice di fare attenzione a lievito di Farisei e sadducei.
I farisei giudicavano persino l’opera di Gesù. come accade anche ai giorni nostri, contro la Chiesa, il Papa per quanto riguarda il nostro cammino, contro i nostri responsabili. Vigiliamo sul nostro linguaggio perché sempre di lievito si tratta cioè fa fermentare, lievitare ma in maniera negativa , benediciamo e non malediciamo, diciamo bene dei fratelli, della nostra amatissima Chiesa, dei nostri pastori, dei sacerdoti perché come diciamo nel Padre Nostro possa venire il regno di Dio.
Invece lasciamoci impastare con l’acqua dello Spirito Santo alla farina, che è la povertà umana e senza fretta come Maria che conservava tutto nel suo cuore, attendere che l’impasto lieviti e giorno dopo giorno la nostra vita si trasformi e trasformi anche la vita degli altri. Epicoco in una sua omelia dice: “Eppure della presenza del lievito ci si accorge degli effetti e non per evidenza di sé. Ci sono cose che nella vita non si vedono eppure la fermentano tutta. È ciò che fa la grazia di Dio quando entra in noi attraverso la Parola e in maniera sovrabbondante attraverso i sacramenti. Un piccolo pezzo di Ostia può fermentare di senso tutta una vita. È quella la vera prova che il Cristo è reale. Gesù si fa Pane”
Che meraviglia, che dono grande! Riusciamo a comprendere la grandezza di una tale Presenza continua in mezzo a noi? Padre Pio impiegava 12 ore per prepararsi per la messa e le altre 12 ore le impiegava a ringraziare. Gesù è ancora vivo in mezzo a noi, è dentro di noi con il suo corpo, ritroviamo in Gesù il cammino, un cammino che non può fermare nessuno da quando il seme di Dio è stato innestato nella carne umana di Maria e quindi dell’umanità tutta, continua a fermentare, a lievitare e a portare frutti di servizio, di Carità e di conversione.