Padre

I° settimana di Quaresima – Martedì

Commento al Vangelo di Matteo 6,7-15

A cura di Don Giovanni Boezzi

Carissimi, in aramaico si dice Abbà. È il grido dello Spirito che Dio ha mandato nei nostri cuori, la prova che non solo siamo chiamati, ma siamo realmente figli.

Abbà non significa «padre», ma «papà», termine affettuoso e familiare. È il primo balbettio dell’infante verso il padre, che lo fa trasalire di gioia. Questa parola esprime l’esperienza fondamentale dell’uomo nuovo, che in Cristo Gesù si sente figlio di Dio, erede dei suoi beni e della sua stessa vita, l’amore reciproco tra Padre e Figlio che tutto e tutti abbraccia.

Il battesimo ci immerge in Gesù: con lui, in lui e come lui ci rivolgiamo al Padre con la parola affettuosa: Abbà!

Nell’AT «padre» è poco usato per indicare Dio, e sottolinea il suo ruolo di creatore, conservatore e restauratore della vita. Nei vangeli Dio è chiamato padre 5 volte in Marco, 17 in Luca, 45 in Matteo e 118 in Giovanni.

La preghiera cristiana è dire «tu», chiamando per nome colui che per primo ha detto il mio nome chiamandomi all’esistenza. Dicendo a Dio: «papà», dico sì alla verità sua e mia. In Gesù, nel suo stesso Spirito, conosco Dio come Padre mio e me stesso come figlio suo, e partecipo al dialogo d’amore tra Padre e Figlio, che è la loro vita.

La mia esistenza non è dal nulla e per il nulla, ma dall’amore e per l’amore del Padre. Volgendomi a lui, continuamente attingo da lui me stesso e lui stesso.

Il Padre di Gesù diventa «nostro»; di noi con lui e tra di noi. La paternità di Dio fonda la fraternità: il «noi» degli uomini include sempre il Figlio.

Oggi prego con il Salmo 33.

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Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

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