Ogni giorno, ci viene data l’opportunità di fare esperienza della gioia vera
(Commento al Vangelo di don Raimondo Artese)
Questa 4ª domenica ha come tema la Gioia, non perché siamo giunti a metà del percorso quaresimale, suggerito da quel dialogo di Gesù con Nicodemo, un capo dei Giudei e che non si vergognava di ricercare la Verità. La risposta di Gesù ci manifesta l’amore grande di Dio per l’umanità, che contrappone i 2 modi di vivere:
- tenebre e luce, nelle tenebre del peccato si può fare l’esperienza della Vera Luce che salva;
- morte e vita, piangere su un mondo che va a rotoli e colpiti dalla morte fisica, e ricevere il dono spirituale della Vita eterna;
- condanne e salvezza, che Dio intende porgere all’umanità, nella persona del Figlio, che si dona sulla croce per la salvezza dell’umanità.
Questo vuole dire a noi che sulla croce, oltre la debolezza, si rivela in tutto il suo splendore, l’amore del Padre attraverso il Figlio che si immola per noi e, dunque, la debolezza è la forza di Cristo, la sua umiliazione e la sua gloria, a darci la vita senza fine.
Per ognuno di noi, ogni giorno, ci viene data l’opportunità di un cammino di nuova conversione e anche se siamo, nelle tenebre del peccato, possiamo, guardando a Lui, fare esperienza della Vera Luce che rinnova.
Anche io e te chiediamo al Signore il coraggio di entrare nel profondo di noi stessi e di vivere, questa tensione che c’è nel cuore di ciascuno tra tenebre e luce, morte e vita, condanna e salvezza, per poter essere in Lui.
Ed io sono come Nicodemo alla ricerca della verità? Quali paure ho che non mi fanno fare scelte coraggiose?
Signore, fa che possa rivolgermi a te con la certezza che sei vivo, risorto e presente ed aiutami a credere che proprio, nell’esperienza della croce, abbracciata con fede, si apre la prospettiva di una vita vera ed eterna. Amen
“A Nicodèmo Gesù disse: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». (Gv 3,14-21)“