Nel matrimonio l’uomo e la donna si consacrano l’uno all’altro e a Dio
Rubrica a cura di Don Giovanni Boezzi delegato dai sacerdoti della Zona Pastorale di Vasto per la Famiglia
Isacco amò Rebecca (Gen. 24,48-51.58-67)
Carissimi, il tema centrale del racconto è quello del matrimonio inteso come ricerca vocazionale. Non è dunque un affare privato, non consiste nel legarsi alla prima persona che si dimostra piacevole. Il matrimonio dei cristiani risulta da una azione vocazionale in cui Dio, come primo protagonista dell’amore, chiama un uomo e una donna a essere ministri della vita, in dipendenza del suo divino progetto.
Questo amore, umano e divino al tempo stesso, non si può realizzare, come è ovvio, con un partner non credente. Abramo si dimostra consapevole di ciò, quando fa giurare al suo servo di non prendere una moglie per Isacco dal territorio di Canaan, abitato dai pagani idolatri. Abramo vuole piuttosto che suo figlio sposi una donna proveniente dalla sua stessa terra di origine, figura di una condizione di comunione con Dio.
Il progetto di Dio sul matrimonio e sulla famiglia si configura essenzialmente come una vocazione che Egli rivolge all’uomo, chiamandolo a cooperare al suo piano di salvezza. Quella vocazionale non può essere considerata perciò come una semplice appendice della spiritualità coniugale, ma va vista come la dimensione essenziale per comprendere il compito assegnato da Dio agli sposi.
Si può dire che l’intera morale coniugale e familiare si fonda sulla sacramentalità del matrimonio, ma nello stesso tempo si esprime come risposta alla chiamata di Dio. La sacramentalità è il fondamento in quanto tale della vita matrimoniale, mentre la dimensione vocazionale è l’invito alla sua concretizzazione storica.
Mediante il sacramento gli sposi cristiani vengono costituiti come ri-presentazione storica del rapporto di amore di Cristo per la sua Chiesa: un amore che è segnato dalla fedeltà, dall’indissolubilità e dalla fecondità.
Gli sposi sono dei “chiamati”, che aderiscono in modo libero e cosciente al progetto di Dio nei loro confronti ed impostano l’intera loro esistenza matrimoniale come una risposta continua a questa sua chiamata.
Essi vivono nella consapevolezza che Dio non si limita a chiamare, ma dona anche la grazia sufficiente perché si possa rispondere adeguatamente alla sua chiamata. È chiaro che ci sarà sempre una sproporzione tra la grandezza della vocazione cristiana e l’inadeguatezza della risposta umana, ma è altrettanto chiaro che la grazia dello Spirito Santo e lo sforzo quotidiano dell’uomo si fondono nel tentativo, sempre faticoso ed imperfetto, di fare la volontà del Signore e di corrispondere al suo piano di salvezza.
Papa Francesco in Amoris Laetitia al numero 73 ci ricorda che “Il Matrimonio è una vocazione, in quanto è una risposta ad una specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Pertanto la decisione di sposarsi e di formare una famiglia dev’essere frutto di un discernimento vocazionale”.