Natale festa di speranza
Commento al Vangelo della II domenica dopo Natale di Don Giovanni Boezzi
Aiutarci a contemplare ancora una volta il mistero dell’Incarnazione è lo scopo di questa seconda domenica del tempo di Natale. Contemplare per benedire e ringraziare per il mistero di salvezza che in questo Bambino viene rivelato: il Dio eterno si fa tempo, l’irraggiungibile si fa vicino, il Dio forte si nasconde nella debolezza di un nascituro.
Paolo nella seconda lettura, ci ha invitato a benedire Dio che ci ha scelti, resi figli e ci ha chiamati alla speranza. Sì, la speranza è la vocazione dell’uomo. E siamo certi che Dio non delude, ma mantiene le sue promesse. E anche il Salmo responsoriale ci ha aperto alla speranza in un Dio che benedice, mette pace, sazia e, soprattutto, dona la sua Parola.
Il Prologo dà voce alla speranza soprattutto perché fissa una certezza: tutto ciò che esiste «è stato fatto per mezzo di lui», della Parola fatta carne, Gesù. Questa lettura ottimistica della creazione che ci parla di Dio sgombra il campo da ogni visione sfiduciata e catastrofica della storia. Ciò che esiste ha una sua bontà intrinseca data dall’impronta della Parola sulla creaturalità.
«E la Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Veramente questo inno giovanneo è il canto della speranza cristiana. La parola eterna e divina, creatrice e redentrice si è fatta carne (debolezza, umanità, limite) per abitare, stabilmente e per sempre, vicino all’uomo bisognoso di vita e di luce, di salvezza.
Questa domenica ci dona la possibilità di rileggere il mistero del Natale con la lente della speranza, perché «di fronte alla nostra fragilità, il Signore non si tira indietro. Non rimane nella sua eternità beata e nella sua luce infinita, ma si fa vicino, si fa carne, si cala nelle tenebre, abita terre a lui estranee. E perché fa questo Dio? Perché scende da noi? Lo fa perché non si rassegna al fatto che noi possiamo smarrirci andando lontani da lui, lontani dall’eternità, lontani dalla luce» (papa Francesco, 2 gennaio 2022).
Proviamo a sostare in questi giorni davanti al presepe. Con gli occhi della fede vedremo che è pieno di segni di speranza. C’è la speranza dei pastori, della povera gente. C’è la speranza di coloro che ogni giorno faticano guadagnando il pane con il sudore del loro lavoro. C’è la speranza dei Magi, capaci di trovare un’altra strada per fare ritorno al loro paese, pur di non cedere alle lusinghe di Erode. C’è la speranza del cuore paterno di Giuseppe e quella fiduciosa di Maria.
Ma soprattutto c’è lui, la nostra speranza: la Parola che si è fatta carne, si è fatta Bambino.