Magnificat: esultando in Dio, Maria si mette al servizio dei poveri.
IX settimana del Tempo Ordinario – Lunedì
Visitazione della Beata Vergine Maria – FESTA
Commento al Vangelo – Lc 1, 39-56
A cura di don Giovanni Boezzi
In questo canto Maria si considera parte degli anawim, dei “poveri di Dio”, di coloro che “temono Dio” riponendo in Lui ogni loro fiducia e speranza e che sul piano umano non godono nessun diritto o prestigio. La spiritualità degli anawim può essere sintetizzata dalle parole del Salmo 37,79: «Nel silenzio sta innanzi a Dio e in lui spera», perché «coloro che sperano nel Signore possederanno la terra». In definitiva, Maria celebra quanto Dio ha operato in lei e quanto opera in ogni credente. Gioia e gratitudine caratterizzano questo inno alla salvezza che riconosce grande Dio ma che pure fa grande chi lo canta.
Maria inizia proclamando il cambiamento che avviene nella su avita sotto lo sguardo amoroso di Dio, pieno di misericordia. Per questo, canta felice: “Esulto di gioia in Dio mio Salvatore”. È il ringraziamento personale perché Dio l’ha scelta ad essere madre del Messia (madre vergine!): “ha guardato… ha fatto in me grandi cose”. Maria canta la grandezza di Dio. Riconosce che Dio è Dio. La conseguenza della scoperta di Dio grande nell’amore è l’esultanza dello spirito. La scoperta dell’amore immenso di Dio fa vincere la paura. Chi conosce il vero Dio, gioisce della sua stessa gioia.La gioia di Maria è Qualcuno, il Signore. Il motivo è Lui, il “mio Salvatore”. Le “grandi cose”, allora, sono tutti gli interventi di Dio su Maria: dall’Immacolata Concezione alla maternità divina… all’Assunzione che corona le opere di Dio in suo favore. “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”. In comunione profonda con tutte le generazioni cristiane del passato e con quelle che verranno, noi oggi – attuando il suo annuncio profetico – proclamiamo beata Maria e facciamo nostro il suo cantico di lode. Solo riconoscendo la propria esperienza personale di Dio, Maria può e passa a contemplare la salvezza che Dio ha cominciato a compiere in favore del suo popolo e dell’intera umanità.
Canta la fedeltà di Dio verso il suo popolo e proclama il cambiamento che il braccio del Signore stava compiendo a favore dei poveri e degli affamati. L’espressione “braccio di Dio” ricorda la liberazione dell’Esodo, dalla schiavitù d’Egitto. È questa forza di salvezza e di liberazione di Jahvé che produce i cambiamenti: disperde i superbi, rovescia i potenti e innalza gli umili, rimanda a mani vuote i ricchi, ricolma di bene gli affamati. Maria descrive la storia biblica della salvezza in sette azioni di Dio. La descrizione con i verbi al passato significa quello che Dio ha già fatto nell’Antico Testamento, ma anche quello che ha compiuto nel Nuovo, perché il Cantico, composto dalla comunità cristiana, canta l’operato di Dio alla luce della risurrezione di Cristo già avvenuta. Nella persona di tutti i poveri che aspettano la salvezza, Maria riconosce e si rallegra con la grandezza di Dio (Abacuc 3,18), perché ha visto l’umiliazione del suo popolo povero e venne per liberarlo dagli occhi di tutti (1 Sam 1,11). Il Magnificat testimonia la gioia dei poveri che aspettano e confidano nell’azione di Dio. Ma lo stesso Dio aspetta che i poveri imparino con lui per diventare suoi strumenti nella realizzazione della giustizia che libera. Tagore diceva: “La storia dell’umanità aspetta, con pazienza, il trionfo dell’uomo umiliato”.
Alla fine, Maria ricorda che tutto questo è espressione della misericordia di Dio verso il suo popolo ed espressione della sua fedeltà alle promesse fatte ad Abramo. La Buona Notizia vista non come ricompensa per l’osservanza della Legge, bensì come espressione della bontà e della fedeltà di Dio alle sue promesse. Maria sintetizza in una sola parola tutti gli attributi di colui che ha già chiamato Signore, Dio, Salvatore, Potente, Santo: il nome di Dio è Misericordia. Dio è amore che non può non amare. È misericordia che non può non sentire tenerezza verso la miseria delle sue creature.
La Chiesa, ieri, oggi e sempre, proclama il Magnificat quando Cristo è risorto, ma rimangono ancora gravi ingiustizie sociali e il male continua a imperversare. Maria, e in lei e con lei la Chiesa, è talmente sicura che Dio porterà a compimento l’opera iniziata da parlarne come di un disegno già realizzato. Come dirà Gesù: “Il Regno di Dio è presente, il Regno di Dio è in mezzo a voi” e come discepoli del Risorto continuiamo a cantare il Magnificat dei poveri e degli impoveriti della storia che sanno di farcela perché Dio resta l’eterno fedele alla vita di tutti.
Oggi prego con il Cantico dei Cantici 2,8.10-14
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Dal vangelo secondo Luca (1, 39-56)
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.