Le diverse forme di speranza messianica.
IX settimana del Tempo Ordinario – Venerdì
Commento al Vangelo – Mc 12, 35-37
A cura di don Giovanni Boezzi
Lungo i secoli, la speranza messianica crebbe, assumendo forme diverse. Quasi tutti i gruppi e i movimenti dell’epoca di Gesù erano in attesa della venuta del Regno, ma ognuno a modo suo; farisei, scribi, esseni, zelati, erodiani, sadducei, i profeti popolari, i discepoli di Giovanni Battista, i poveri di Yavè. Potevano distinguersi tre tendenze nella speranza messianica della gente, al tempo di Gesù.
a) Messia inviato personale di Dio: Per alcuni, il Regno futuro doveva arrivare mediante un inviato di Dio, chiamato Messia o Cristo. Sarebbe stato unto per poter svolgere questa missione (Is 61,1). Alcuni speravano che lui fosse un profeta; altri che fosse un re, un discepolo o un sacerdote. Malachia, per esempio, aspetta il profeta Elia (Mal 3,23-24). Il Salmo 72 aspetta un re ideale, un nuovo Davide. Isaia aspetta ora un discepolo (Is 50,4), ora un profeta (Is 61,1). Lo spirito impuro gridava: “Io so chi sei tu: il santo di Dio!” (Mc 1, 24). Segno che c’era gente che aspettava un messia che fosse sacerdote (Santo o Santificato). I poveri di Yavé (anawim) aspettavano il Messia “Servo di Dio”, annunciato da Isaia.
b) Messianismo senza messia. Per altri, il futuro sarebbe arrivato all’improvviso, senza mediazione, né aiuto da parte di nessuno. Dio stesso sarebbe venuto in persona per realizzare le profezie. Non ci sarebbe stato un messia propriamente detto. Sarebbe stato un messianismo, senza messia. Di ciò ci si rende conto nel libro di Isaia, dove Dio stesso arriva con la vittoria in mano (Is 40,9-10; 52,7-8).
c) Il Messia è già giunto. C’erano anche gruppi che non aspettavano il messia. Per loro la situazione attuale doveva continuare com’era, poiché pensavano che il futuro era già giunto. Questi gruppi non erano popolari. Per esempio, i sadducei non aspettavano il messia. Gli erodiani pensavano che Erode fosse un re messianico.
La risurrezione di Gesù è la luce che illumina all’improvviso tutto il passato. Alla luce della risurrezione i cristiani cominceranno a leggere l’Antico Testamento e scopriranno in esso nuovi significati che prima non potevano essere scoperti, perché mancava la luce (cf 2Cor 3,15-16). Loro cercavano nell’AT le parole per esprimere la nuova vita che stavano vivendo in Cristo. Lì trovavano la maggior parte dei titoli di Gesù: Messia (Sal 2,2), Figlio dell’Uomo (Dn 7,13; Ez 2,1), Figlio di Dio (Sal 2,7; 2 Sm 7,13), Servo di Yavè (Is 42,1; 41,8), Redentore (Is 41,14; Sal 19,15; Rt 4,15), Signore (LXX) (quasi 6000 volte!). Tutti i grandi temi dell’AT sfociano in Gesù e trovano in Lui la loro piena realizzazione. Nella risurrezione di Gesù sboccia il seme e secondo quanto detto dai Padri della Chiesa, tutto l’Antico Testamento diventa Nuovo Testamento. Allora pongo due domande per una riflessione personale:
Qual è la speranza per il futuro del mondo di oggi in cui viviamo? La fede nella Risurrezione influisce nel modo di vivere la tua vita?
Oggi prego con il Salmo 145.
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Dal vangelo secondo Marco (12, 35-37)
In quel tempo, Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: «Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi”. Davide stesso lo chiama Signore: come, dunque, può essere suo figlio?». E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.