“L’arte dell’Attesa”

(Commento al Vangelo di don Pieralbert D’Alessandro”)

La parabola di questa Domenica,ha come sfondo un banchetto di nozze, come protagonista Cristo, lo sposo, e le dieci vergini, immagini della Chiesa, la comunità dei convocanti a uscire incontro allo Sposo. La metafora delle nozze è una tra le più ricorrenti nell’AT e il brano si rifà alla prassi nuziale ebraica; il corteo della sposa è rappresentato da cinque vergini “sconsiderate” e cinque “che sanno vivere”.

Cinque sono stolte perché non hanno previsto il ritardo dello sposo, non hanno preso abbastanza olio e durante l’attesa, invece di andare a provvederne, si sono addormentate. Le sagge portano con loro l’olio, ma a prima vista non sono diverse da quelle stolte, perché anch’esse si addormentano. Ad ognuna delle fanciulle è data una grazia, che alla fine dovrà essere rendicontata; la lampada è il segno della fede vigilante mentre l’olio nei vasi è il vero segno di differenza: nella Bibbia è espressione di ospitalità e intimità, ma anche simbolo messianico, utilizzato per il Re-Messia.

L’olio poi è il segno delle opere giuste, che permettono di avere accesso al Regno di Dio e nel contesto della parabola sono simbolo di perseveranza fino all’arrivo dello Sposo. Infatti, non basta essere invitati al banchetto, occorre anche essere sapienti attingendo all’olio dell’impegno. La parabola ci presenta il tardare dello Sposo utilizzando lo stesso verbo del padrone di casa che non arriva, per sottolineare il tempo lungo dell’attesa e la sorpresa di una venuta imprevedibile. Tutte le vergini “si assopiscono”, allusione alla morte, ma vengono destate dal grido, al termine della notte, che annuncia finalmente l’arrivo dello Sposo. Le vergini “si destano” – è il verbo della resurrezione di Cristo –, sono resuscitate e preparano le lampade.

La resurrezione diviene così determinante nella separazione delle vergini. Le vergini stolte chiedono l’olio a quelle sapienti, che rispondono con un secco no! Apparentemente sembrano mancare di carità, in realtà manifestano l’impossibilità di prestare il “personale” – l’amore, la passione, il desiderio…– a qualcun altro. Le vergini sapienti hanno alimentato giorno dopo giorno la lampada del cuore con l’olio dell’amore, un amore fedele, capace di aspettare senza spegnere l’attesa. L’olio è stato dato a tutte, ma la stoltezza delle vergini è nella loro incapacità di amare e di attendere l’amato, tenendo insieme presente e futuro. L’arrivo dello Sposo e la chiusura delle porte determina una situazione definitiva. E anche l‘accorata richiesta da parte di alcune di aver aperto la porta non può essere accolta, perché la sentenza è già stata preannunciata in maniera definitiva dallo sposo. “Io non vi conosco”, è la stessa formula utilizzata da Pietro nel rinnegare Gesù (Mt 26,74). Le vergini stolte sono respinte dalle loro compagne e dallo Sposo. Ed ecco la conclusione che riprende tutto il discorso escatologico: “vigilate perché non conoscete né il giorno né l’ora”, per questo occorre lavorare con impegno instancabile, come se la venuta avvenisse adesso e sempre.

Attendere è un’arte, che il nostro tempo impaziente ha dimenticato”

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