L’amore è una vigilanza quotidiana
(Commento al Vangelo di don Gianni Carozza)
È chiaro che lo sposo atteso di cui parla il vangelo di questa domenica è il Cristo di cui le prime comunità cristiane, al tempo in cui veniva steso questo racconto, si preparavano ad accogliere il ritorno. Come le vergini della parabola, i cristiani avrebbero dovuto prepararsi con spirito attivo, vigile e responsabile.
In realtà, di fronte alla venuta di Cristo il cui ritardo si prolunga sempre più nel tempo, i cristiani possono assumere due forme di comportamento che la parabola rappresenta attraverso l’immagine delle vergini stolte e delle vergini sagge.
Questa distinzione tra stoltezza e saggezza non è nuova nel vangelo: si trova, per esempio, anche là dove si parla del dove si parla dell’uomo stolto che costruisce sulla sabbia e del saggio che invece costruisce sulla roccia.
La differenza sta dunque nell’uso dell’intelligenza. Le vergini sagge facendo buon uso dell’intelligenza, hanno preso in considerazione la possibilità di un lungo ritardo e si sono preparate a questa eventualità. Le stolte invece non sono state altrettanto intelligenti e previdenti.
Ma a questo punto, per cogliere il senso della parabola, bisogna fermare l’attenzione anche sul simbolismo di quell’olio che, venendo a mancare alle vergini stolte, costituisce la ragione prima del loro dramma, in quella notte che per esse si è conclusa in modo così triste.
Per il palestinese, l’olio era essenziale alla vita: serviva per medicare le ferite, per le unzioni sacre, per alimentare la luce, soprattutto quando una festa di nozze si inoltrava nella notte. L’olio era perciò simbolo di serenità, di prosperità, di gioia, di pace. Perché nella parabola si parla di un olio che non si può prestare? Perché rappresenta l’amore che alimenta la fiamma della fede.
Questa fiamma, fragile e delicata come la tenerezza, solo l’amore può farla sfavillare e conservarla viva. Ma, l’amore, uno lo deve trovare nel proprio cuore. Se manca, come sarebbe possibile chiederlo ad altri?
Vegliare in attesa del ritorno dello sposo (quando potrebbe arrivare, nessuno lo può sapere con certezza) significa vivere di amore godendo di quella luce che solo l’amore può ravvivare. L’amore è una vigilanza quotidiana.
Domenica 12 novembre La Parola del Signore
Gesù diceva alla folla: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». (Mt 25,1-13)