La messa a catechismo del secondo anno: La comunione tra Dio e l’assemblea, il cuore della Liturgia
Amo far masticare la Parola di Dio ai bambini e ogni incontro cerco di associarlo a un brano di Vangelo, da proporre di far leggere ai bambini prima a casa con i genitori e poi nel giorno dell’incontro, una frase ciascuno.
Segno di croce all’inizio e alla fine per sottolineare la presenza di Dio: “Signore stai con noi tutto il tempo del catechismo.
Matteo 15:29-38
29 Partito di là, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, se ne stava seduto lassù, 30 e gli si avvicinò una grande folla che aveva con sé degli zoppi, dei ciechi, dei muti, degli storpi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, e Gesù li guarì. 31 La folla restò piena di stupore nel vedere che i muti parlavano, gli storpi erano guariti, gli zoppi camminavano, i ciechi vedevano, e diede gloria al Dio d’Israele. 32 Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse: «Io ho pietà di questa folla; perché già da tre giorni sta con me e non ha da mangiare; non voglio rimandarli digiuni, affinché non vengano meno per strada». 33 I discepoli gli dissero: «Dove potremmo trovare, in un luogo deserto, tanti pani da saziare una così gran folla?» 34 Gesù chiese loro: «Quanti pani avete?» Essi risposero: «Sette, e pochi pesciolini». 35 Allora egli ordinò alla folla di accomodarsi per terra. 36 Poi prese i sette pani e i pesci; e, dopo aver reso grazie, li spezzò e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 37 E tutti mangiarono e furono saziati; e, dei pezzi avanzati, si raccolsero sette panieri pieni. 38 Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Gesù spesso si intratteneva con la folla. E in mezzo alla folla del Vangelo di Matteo c’erano degli zoppi, dei ciechi, delle persone mute e tanti malati. E Gesù cosa fa? Ha compassione di loro ossia provava nel suo cuore ciò che provavano questi malati. E allora che fa? Compie un miracolo: li guarisce e così guarisce non solo i loro corpi ma anche il loro cuore. Quando noi abbiamo ad esempio la febbre o ci fa male qualcosa non è solo il nostro corpo malato ma anche il nostro animo.
Grazie a Gesù, e anche a questi miracoli, probabilmente quelle persone hanno iniziato a fare amicizia e a diventare un popolo: il popolo di Dio che è come se fosse una grandissima famiglia e di cui tutti possono far parte. Noi con il battesimo entriamo a far parte di questo popolo.
Tutti insieme, a messa, andiamo a comporre il popolo di Dio cioè la sua famiglia: i fratelli che si mettono in Suo ascolto. Come nel passo del vangelo in mezzo a quella folla c’erano malati, sani, bambini, giovani, adulti e anziani, stranieri così avviene a messa. Nello stesso istante da individui sparsi diventiamo gradatamente un corpo: il Corpo di Cristo. Anche se fossimo degli estranei l’uno all’altro incominciamo a identificarci come un unico corpo.
Nel momento stesso che oltrepassiamo la porta della chiesa, anche se provenienti da diverse case e con ognuno una sua storia, diversa da quella dell’altro, noi entriamo alla presenza di Dio, un papà che ci ama immensamente. Man mano che entriamo e prendiamo posto in chiesa, avviene qualcosa di straordinario, di sovrannaturale, che oltrepassa l’occhio umano, ma ben visibile a Dio: si forma quella che si chiama l’assemblea eucaristica. È come se Lui stesso ci avesse invitati a mangiare a casa sua per far festa come dicevamo l’altra volta.
Tutta la messa è un dialogo a tu per tu con tra l’assemblea (cioè tutti noi) e Dio che parla attraverso le parole e la voce del sacerdote.
Nel pronunciare insieme le stesse parole e fare contemporaneamente gli stessi gesti è come se diventassimo un tutt’uno. Fate questo esperimento quando andate a messa e l’assemblea risponde al sacerdote è come se ci fosse una unica voce che risponde.
Anche Gesù ce lo ha detto espressamente: “Quando due sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”.
Ogni parte della messa, ogni parola e gesto è un vivere un dialogo vivo e vero tra Dio e il suo popolo. Basta prendere un foglio della messa per accorgersi di come il “noi” e Dio (il “Tu”) padre dominano e avvolgono l’intera liturgia. Anche la preghiera che ci ha insegnato Gesù stesso “Padre Nostro (non mio o tuo ma nostro, di tutti noi, qualcuno ci stringe in un legame assimilabile a quello di sangue che unisce due fratelli…).
L’unico momento in cui non si parla al plurale ma al singolare è la professione di fede: “Io credo…” quasi a dire “Io personalmente faccio parte di questo popolo perché…”. Ma anche se la professione è personale sono chiamato ad una adesione pubblica contemporanea, identica a quella pronunciata dagli altri membri dell’assemblea. “Aderiamo insieme ma ciascuno nei suoi modi: cambiano i timbri di voce, i toni, gli atteggiamenti corporei…”.
La preghiera dei fedeli dovrebbe essere la massima espressione di questa dimensione assembleare: innalzare a Dio le richieste di quella particolare “Porzione di popolo”.
“Il congedo da parte del sacerdote costituisce, pertanto, un ultimo ammonimento a vivere ciò che si è celebrato… affinché porti frutti nella vita cristiana di ogni giorno.” (Da Ufficio delle celebrazioni liturgiche del sommo pontefice). L’essere chiamati a portare frutti si può tradurre in una chiamata alla santità.
Non a caso il Catechismo della Chiesa Cattolica in 946 afferma: “Che cos’è la chiesa se non l’assemblea di tutti i santi?”
E tutto passa attraverso la stessa porta da cui si è entrati e dal quale siamo chiamati a portare anche fuori quanto vissuto durante la celebrazione.
Anche nel tempo del Covid quando non si poteva andare a messa c’era una comunione Spirituale (l’anima o il cuore e/o ciò che si prova dentro di noi) quando eravamo a casa si collegavano in diretta per metterci in ascolto e rispondere. Ve lo immaginate Dio che ci ascoltava tutti? Forse per Lui era come se stessimo tutti insieme in chiesa.
Momento ludico: alfabequiz.
A ogni incontro una mamma diversa (a cui dare in anticipo una sintesi dell’incontro) chiamata a collaborare nell’ora del catechismo cercando di far venir fuori anche i loro carismi. Questa settimana Anastasia ha pensato a un alfabequiz, riportato su un cartellone con le parole della fede e a cui i bambini divisi in due squadre hanno risposto.
I documenti ufficiali della Chiesa
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
II. I COMPITI DEL POPOLO DI DIO
95. I fedeli nella celebrazione della Messa formano la gente santa, il popolo che Dio si è acquistato e il sacerdozio regale, per rendere grazie a Dio, per offrire la vittima immacolata non soltanto per le mani del sacerdote ma anche insieme con lui, e per imparare a offrire se stessi[83]. Procurino quindi di manifestare tutto ciò con un profondo senso religioso e con la carità verso i fratelli che partecipano alla stessa celebrazione.
Evitino perciò ogni forma di individualismo e di divisione, tenendo presente che hanno un unico Padre nei cieli, e perciò tutti sono tra loro fratelli.
96. Formino invece un solo corpo, sia nell’ascoltare la parola di Dio, sia nel prendere parte alle preghiere e al canto, sia specialmente nella comune offerta del sacrificio e nella comune partecipazione alla mensa del Signore. Questa unità appare molto bene dai gesti e dagli atteggiamenti del corpo, che i fedeli compiono tutti insieme.
97. I fedeli non rifiutino di servire con gioia il popolo di Dio, ogni volta che sono pregati di prestare qualche ministero o compito particolare nella celebrazione.
I celebranti della liturgia sacramentale
1140 È tutta la comunità, il corpo di Cristo unito al suo Capo, che celebra. « Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento di unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei Vescovi. Perciò [tali azioni] appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano; i singoli membri poi vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e dell’attuale partecipazione ».74 Per questo « ogni volta che i riti comportano, secondo la particolare natura di ciascuno, una celebrazione comunitaria con la presenza e la partecipazione attiva dei fedeli, si inculchi che questa è da preferirsi, per quanto è possibile, alla celebrazione individuale e quasi privata degli stessi ».75
1141 L’assemblea che celebra è la comunità dei battezzati i quali, « per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo, vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo, e poter così offrire in sacrificio spirituale tutte le attività umane del cristiano ».76 Il « sacerdozio comune » è quello di Cristo, unico Sacerdote, partecipato da tutte le sue membra:77
« La Madre Chiesa desidera ardentemente che tutti i fedeli vengano guidati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione delle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato” (1 Pt 2,9),78 ha diritto e dovere in forza del Battesimo ».79
1142 Ma « le membra non hanno tutte la stessa funzione » (Rm 12,4). Alcuni sono chiamati da Dio, nella Chiesa e dalla Chiesa, ad un servizio speciale della comunità. Questi servitori sono scelti e consacrati mediante il sacramento dell’Ordine, con il quale lo Spirito Santo li rende idonei ad operare nella persona di Cristo-Capo per il servizio di tutte le membra della Chiesa.80 Il ministro ordinato è come « l’icona » di Cristo Sacerdote. Poiché il sacramento della Chiesa si manifesta pienamente nell’Eucaristia, è soprattutto nel presiedere l’Eucaristia che si manifesta il ministero del Vescovo e, in comunione con lui, quello dei presbiteri e dei diaconi.
1143 Al fine di servire le funzioni del sacerdozio comune dei fedeli, vi sono inoltre altri ministeri particolari, non consacrati dal sacramento dell’Ordine, la cui funzione è determinata dai Vescovi secondo le tradizioni liturgiche e le necessità pastorali. « Anche i ministranti, i lettori, i commentatori, e tutti i membri del coro svolgono un vero ministero liturgico ».81
1144 In questo modo, nella celebrazione dei sacramenti, tutta l’assemblea è « il liturgo », ciascuno secondo la propria funzione, ma nell’« unità dello Spirito » che agisce in tutti. « Nelle celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o fedele, svolgendo il proprio ufficio, compia solo e tutto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza ».82
COSTITUZIONE SULLA SACRA LITURGIA SACROSANCTUM CONCILIUM:
Cristo è presente nella liturgia
7. Per realizzare un’opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, « offertosi una volta sulla croce [20], offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti », sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza [21]. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: « Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro » (Mt 18,20).
Effettivamente per il compimento di quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l’invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.
ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO
Altre formule che ricorrono nella celebrazione
34. Poiché la celebrazione della Messa, per sua natura, ha carattere «comunitario», grande rilievo assumono i dialoghi tra il sacerdote e i fedeli riuniti e le acclamazioni. Infatti questi elementi non sono soltanto segni esteriori della celebrazione comunitaria, ma favoriscono e realizzano la comunione tra il sacerdote e il popolo.
35. Le acclamazioni e le risposte dei fedeli al saluto del sacerdote e alle orazioni, costituiscono quel grado di partecipazione attiva che i fedeli riuniti devono porre in atto in ogni forma di Messa, per esprimere e ravvivare l’azione di tutta la comunità.
36. Altre parti, assai utili per manifestare e favorire la partecipazione attiva dei fedeli, spettano all’intera assemblea convocata; sono soprattutto l’atto penitenziale, la professione di fede, la preghiera universale (detta anche preghiera dei fedeli) e la preghiera del Signore (cioè il Padre nostro).