La fede è restare e non mollare crescendo nell’esperienza del Cristo vivo in mezzo a noi
(Commento al Vangelo di don Gianluca Bracalante)
“I tuoi discorsi, o Cristo, sono duri e seguirli non è camminare su tappeti ovattati. Sono discorsi di vita, di pane dato anche al traditore presente, perché credi che l’amore è più forte”.
La Parola di Dio di domenica scorsa ci chiedeva di masticare la Carne e bere il Sangue di Gesù. Atteggiamenti che ci spronano a fare esperienza di lui, per far sì che la nostra sia vita versata e per poter scegliere e desiderare per noi quello che Gesù per sé ha scelto e desiderato, vivere come lui ha vissuto. Di fronte a questo discorso molti vanno via perché non riescono ad entrare nello stile della “Chiesa del Grembiule”.
Gesù non regala pane, ma chiede a noi di diventarlo per sfamare il popolo. E noi? Restiamo folla che ama non impegnarsi oppure Chiesa che testimonia con fatica il Vangelo? Sono, per caso, uno di quelli che pur ascoltando non ascoltano, e pur vedendo il segno dell’eucarestia non credono?
Le letture di questa domenica ci mettono di fronte al problema che noi chiediamo parole di vita eterna, cioè parole per le quali vivere, ovunque ma non al Signore Gesù. Le chiediamo a chi vogliamo, a chi preferiamo, a chi ci racconta solo ciò che vogliamo sentirci dire tranne al Signore della nostra vita che ci mette in crisi perché ci racconta la verità su di noi.
Vogliamo andarcene anche noi? Molte volte siamo tentati e abbiamo anche di motivi validi, ma la fede è restare, è non mollare. Custodire questa fede significa far crescere la conoscenza nell’esperienza del Signore Crocefisso e vivente in mezzo a noi.