La famiglia: comunità di tenerezza
Rubrica a cura di Don Giovanni Boezzi delegato dai sacerdoti della Zona Pastorale di Vasto per la Famiglia
Carissimi, papa Francesco dedica il primo capitolo dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia alla fondazione biblica della comunità familiare. Il capitolo inizia notando come la Bibbia, dalla prima all’ultima pagina, sia «popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari» (AL 8), simbolicamente descritte dal Salmo 128, 1-6 come una comunità di persone riunite intorno alla mensa sotto il segno della benedizione del Signore. Con grande delicatezza, il santo padre vi entra, ricordando il progetto originario di Dio evocato dal Salvatore (AL 9).
A partire dal Nuovo Testamento è possibile rileggere la comunità familiare voluta dal Creatore alla luce del mistero nuziale realizzato da Dio nella storia con l’invio del suo Unigenito incarnato e la pasqua di morte e risurrezione di Cristo (AL 74). Non è male ricordare come la categoria del mistero nuziale sia assunta nella teologia contemporanea in base a due sensi semantiche correlate: 1. in senso lato, richiama il mistero paolino, e quindi il progetto salvifico di Dio nella storia; 2. in senso stretto, evoca la reciprocità uomo-donna e il loro amore sponsale, con la vocazione dei due a divenire «una sola carne» e aprirsi al «terzo» da loro, dando vita alla famiglia come comunione nuziale di persone, comunità di amore e di vita.
I due sensi sono interdipendenti tra loro e solo riferendosi a entrambe si è in grado di mostrare come la famiglia, fondata sul matrimonio-sacramento, si collochi all’interno di una storia di salvezza. Papa Francesco, pur non sviluppando questa prospettiva, la sottintende. E infatti nei nn. 15-22 vede la famiglia nella continuità storico-salvifica della totalità del progetto di Dio, recuperandola come «Chiesa domestica»: «una casa che porta al proprio interno la presenza di Dio, la preghiera comune e perciò la benedizione del Signore» (AL 15); una casa nella quale i genitori sono coloro che trasmettono la narrazione della storia della salvezza ai figli, di generazione in generazione, ed essi si fanno primi maestri di fede; «compito artigianale» da persona a persona (AL 16).
Non sarà inutile notare, sia pure solo di passaggio, come in Amoris laetitia ricorra il termine «tenerezza», e non quello di «tenerume», due termini molto diversi tra loro. La tenerezza appartiene all’esperienza dell’essere e si realizza come apertura al tu, in una dimensione di scambio oblativo, di accoglienza, dono, condivisione amabile. Il tenerume dice, al contrario, ripiegamento sull’io, ed è prevalentemente egocentrico, con una ricerca dell’altro più per il proprio tornaconto che per lui stesso.
Questo dunque il primo dato da tener presente: l’Amoris laetitia parla di tenerezza e ne fa il modello di fondo dell’amore coniugale; tenerezza come un «sentimento forte», che tocca le corde profonde della persona e la coinvolge nella totalità del suo essere; non dunque come un sentimento debole orientato a creare dipendenze o dominio.
L’esortazione Amoris laetitia, al n. 323, dice come l’orizzonte della tenerezza rappresenta il modello di fondo dell’amore in famiglia, ecco cosa dice: «Nell’orizzonte dell’amore, essenziale nell’esperienza cristiana del matrimonio e della famiglia, risalta un’altra virtù, piuttosto ignorata in questi tempi di relazioni frenetiche e superficiali: la tenerezza» (AL 28).
Appare evidente da ogni punto di vista, quale sia il pensiero del santo padre: la tenerezza come virtù decisiva per la comprensione dell’amore in famiglia e per la sua piena riuscita. Tra «amore» e «tenerezza» sussiste un rapporto di reciprocità: mai l’uno senza l’altra. Il termine «tenerezza» richiama il senso dell’amore e dice il sentire affettivo degli sposi tra loro e con i figli. Un amore senza tenerezza sarebbe un amore sterile.
Naturalmente amore e tenerezza sono inseparabili, ma formalmente si distinguono. La tenerezza costituisce il cuore della nuzialità e il suo fiorire nell’esistenza della comunità familiare, come un corpo senza anima è morto, così una famiglia senza tenerezza non vive. All’origine della comunità familiare si colloca dunque la tenerezza di Dio; una tenerezza divina che fin dall’inizio, si è dovuta confrontare con il peccato, ma dove trionfa la tenerezza avviene sempre un miracolo.