La famiglia cellula della società
Rubrica a cura di Don Giovanni Boezzi delegato dai sacerdoti della Zona Pastorale di Vasto per la Famiglia
Carissimi, il valore sociale della famiglia trova eloquente espressione nella definizione che il Concilio Vaticano II riferisce alla famiglia quale «prima e vitale cellula della società» (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 42). La famiglia è prima e vitale cellula della società già per il fatto che nella famiglia si nasce.
Ma al di là del fatto quantitativo, la famiglia è il fondamento della società in senso qualitativo, «in quanto luogo primario dell’umanizzazione della persona e della società» (CEI, Direttorio di Pastorale Familiare, 162). La famiglia è infatti il luogo in cui è possibile vivere rapporti diversificati e corretti, in modo verificabile e sperimentabile. I rapporti in famiglia sono diversificati: ciascuno è diverso dagli altri, e in quanto tale originale, unico, non interscambiabile. Data la diversità di ciascuno, in famiglia si imparano a vivere rapporti corretti, nel senso per cui, con gli altri, distinti nella loro originalità si scopre i diversi modi di stabilire una relazione buona.
I rapporti in famiglia sono meglio verificabili, la verificabilità dei rapporti familiari li rende sperimentabili, dei rapporti, cioè, si può fare esperienza compresa. L’esperienza, per essere compresa, non può ridursi all’occasionalità, ma occorre che duri nel tempo. Il tempo della famiglia non è invariabile, ma conosce le diverse stagioni della gioia e del dolore, della salute e della malattia. In tal modo la famiglia è il luogo di solidarietà e di conflitti: di solidarietà, poiché in famiglia ciò che è di uno è di tutti; ma anche, certo, di conflitti per via dei diversi tempi vissuti dall’uno e degli altri, conflitti, che però a stretto contatto con la solidarietà possono rivelarsi non come inesorabile sconfitta, ma come gradino per crescere nella comunione.
La gratuità dei legami familiari, che nascono e auspicabilmente crescono per libera scelta dei membri, fa sì che la famiglia assomigli a un parco naturale, dove la mentalità concorrenziale di altri ambiti vengono superate. Se non si chiude a riccio, la famiglia diviene allora scuola di relazione sociale, in cui, cioè, si trasmette uno stile di vita che edifica la società.
La famiglia offre l’opportunità non di «una generica trasmissione della vita» ma di una «generazione» che, essendo «vissuta in modo autenticamente umano» aiuta «a far crescere la società» (CEI, Direttorio di Pastorale Familiare, 169).
In positivo, con il clima che in essa si respira quotidianamente, nelle gioie e nelle difficoltà, la vita di famiglia rappresenta «la prima scuola di virtù sociali, di cui hanno bisogno tutte le società» (CEI, Direttorio di Pastorale Familiare, 174). La possibilità per un bambino di avere un codice morale dipende da qualcuno che glielo insegni. Il bambino impara che una cosa è bene o male perché inizialmente i genitori lo incoraggiano o lo trattengono dal fare una determinata cosa. Il bambino che in crisi di gelosia per la nascita del fratellino tenta di rovesciare la carrozzina imparerà dallo scapaccione che ne segue che nel rapporto che egli stabilisce con il suo fratellino si gioca il rispetto della vita altrui. La bambina con la febbre che sente di notte la mamma o il papà baciare la fronte per sentire se scotta capirà quale grande valore sia volere il bene altrui.
Carissimi genitori, ritornate ad insegnare la gentilezza per il bene della società, fateci caso: i figli piccoli di persone poco gentili, o perfino maleducate, sono spesso come i genitori. Manca l’esempio giusto. In una casa dove marito e moglie si trattano male a vicenda, i bambini non potranno certo imparare la gentilezza. Se nessuno dice “Buongiorno”, “Come stai”, “Grazie”, “Prego”, perché dovrebbero farlo loro da piccoli? E se non lo faranno da piccoli, difficilmente riusciranno a farlo, con la bacchetta magica, da grandi. L’esempio, a partire dai piccoli gesti, diventa essenziale e crea un clima giusto in casa per respirare l’aria salubre della gentilezza.