La donna che teme Dio è da lodare
Rubrica a cura di Don Giovanni Boezzi delegato dai sacerdoti della Zona Pastorale di Vasto per la Famiglia
Carissimi, i versetti “La donna che teme Dio è da lodare” sono tratti da un brano particolarmente caro ad Israele, quell’inno alla donna ideale quale figura della Sapienza, che conclude il libro dei Proverbi. L’autore, presentando questo ritratto di donna perfetta, dedita incondizionatamente al lavoro, alla casa, alla famiglia, vi vede un modello di impegno e di saggezza che deve caratterizzare non solo la sposa, ma ogni credente che aderisce al progetto di vita della Sapienza.
Tra i valori fondamentali collegati alla vita concreta della donna, vi è ciò che è stato chiamato la sua “capacità dell’altro”. Nonostante il fatto che un certo discorso femminista rivendichi le esigenze “per sé stessa”, la donna conserva l’intuizione profonda che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione.
Qual è la donna perfetta?
- la donna in cui confida il cuore del marito e che vale ben più delle perle preziose;
- la donna tanto pronta ed attiva che ampiamente provvede alla sua famiglia (così che non teme la neve per la sua famiglia, perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste);
- la donna che non si chiude nel nido familiare che è riuscita a costruirsi, ma apre le sue mani al misero, stende la mano al povero;
- in un mondo in cui la bellezza esteriore è esasperatamente esaltata e spesso presentata in modo ambiguo e procace (fallace è la grazia e vana è la bellezza), la donna che teme Dio è da lodare.
Ma il brano comincia con una domanda provocatoria: “Una donna forte chi potrà trovarla?” Ce ne sono donne così? Il teologo Hans Urs von Balthasar, così commenta: «Il cristiano in questa donna perfetta penserà subito a Maria: In lei confida il cuore del marito; Cristo le può affidare tutti i suoi beni e non verrà a mancargli il profitto. Dal suo “sì”, dalla sua disponibilità a tutto, all’incarnazione, all’abbandono, alla croce, alla sua assegnazione alla Chiesa: con tutto ciò che ella è e che ella opera egli può costruire l’ottimo da quanto Dio ha progettato con questa creazione e redenzione. In mezzo ai molti peccatori che vengono meno, ella è la donna senza difetto, la Chiesa senza macchia né ruga. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani! E ancora a partire dal cielo si vedrà che ella riceve in consegna il grande compito della parabola: Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero». (Balthasar, Luce della parola, Commento alle letture festive, PIEMME 1990).