La “cicerchiata” di nonna Felicia
Uno dei miei ricordi più belli di mia mamma è legato a uno dei dolci tipici del carnevale, la cicerchiata. La maggior parte del suo tempo lo trascorreva in campagna insieme a mio padre e quando stava a casa e faceva queste cose partiva da alcuni presupposti: risparmiare tempo, soldi, sporcare meno cocci possibili. In sostanza massima efficienza minimo sforzo.
La ricetta tradizionale della base è fatta con: 1 uovo, 1 cucchiaio di olio d’oliva, 1 cucchiaio scarso di zucchero, un pizzico di sale e la farina che questi richiedono per avere un impasto medio morbido da lavorare con le mani. È facoltativo aggiungere a questa base un aroma come buccia di limone, e un pizzico di sale. Invece mia mamma proprio nell’ottica di cui sopra utilizzava quest’altra ricetta più morbida e che io ho sempre preferito: 4 uova, 2 bicchieri (quello di plastica) di latte, 1 bicchiere di olio d’oliva, 200 grammi di zucchero, una bustina di lievito e farina quanto basta per farlo diventare un panetto morbido da poter lavorare con le mani.
Si lascia riposare per almeno dieci minuti per lavorare più agevolmente la pasta. Da questo panetto si ricavano tanti rotolini tipo grissini di massimo un centimetro di diametro. Da questi rotolini vengono ricavati dei cilindretti di un centimetro o utilizzando un coltello e tagliando i rotolini uno ad uno oppure in maniera molto più veloce si allineano i rotolini sul tavolo si fa scorrere il tagliapasta su di essi. In questa fase non bisogna usare farina sia perché lascia residui e sia perché contribuisce ad aumentare la schiuma in fase di frittura.
Si fanno riposare questi cilindretti per almeno un quarto d’ora di modo che si asciughino un po’ e sia poi più facile separarli l’uno dall’altro in fase di frittura. Si friggono in abbondante olio. Mia mamma utilizzava l’olio d’oliva; oggi la maggior parte delle persone che mantengono questa tradizione usano l’olio di semi. La frittura della cicirchiata è molto particolare. Per le prime due fritture non si pongono problemi; nelle successive si cominciano avere problemi di schiuma e quando questo si verifica e si ha ancora da friggere conviene lavare la padella e cambiare olio altrimenti “la cicerchia” si inzuppa di olio. Ogni frittura va posta in uno scolapasta e prima di porci la frittura successiva conviene porla in un’altra ciotola altrimenti i primi chicchi si assorbono l’olio dei secondi.
Per ogni uovo utilizzato occorrono 100 grammi di miele di un tipo solido. Si pone un quantitativo di miele adeguato alla dimensione della pentola a caramellare. I produttori di miele suggeriscono 8 minuti a fuoco basso. A questo punto ci si aggiungono un quantitativo di chicchi adeguati alla pentola e li si amalgama con il miele e con le mani bagnate li si pongono o in pirottini di carta mono dosi oppure si ricrea la classica forma di ciambella. Si possono guarnire con codette di coriandoli per dolci oppure con mandorle sfilettate. Un trito di mandorle pre-sbucciate e pre-tostate possono essere messe ad amalgamare anche nel miele fatto indorare.