In viaggio tra i miracoli eucaristici: Bolsena, 1264 e l’istituzione della solennità del Corpus Domini
Una delle più antiche narrazioni del miracolo eucaristico di Bolsena è contenuta nella Chronica (III, tit. 19, cap. 13) di sant’Antonino da Firenze, frate domenicano e Arcivescovo di Firenze († 1459), che diede anche il resoconto del miracolo eucaristico di Parigi del 1290. Quest’ultimo è simile al racconto della Nuova Chronica di Giovanni Villani.
Protagonista del miracolo eucaristico di Bolsena è un sacerdote boemo, di nome Pietro da Praga. Le informazioni biografiche certe su questo sacerdote sono pochissime, ma studi recenti lo fanno coincidere con un Pietro da Praga protonotaio, cappellano e cancelliere del re Ottocaro II di Boemia, plenipotenziario presso la sede pontificia e canonico del capitolo vescovile di Praga.
Nell’estate del 1263, Pietro da Praga, iniziò a dubitare della reale presenza di Gesù nell’ostia e nel vino consacrati. Il sacerdote si recò allora in pellegrinaggio a Roma per pregare sulla tomba di Pietro e fugare i suoi dubbi: il soggiorno romano lo rasserenò e intraprese il viaggio di ritorno. Percorrendo la via Cassia si fermò a pernottare a Bolsena, dove i dubbi di fede lo assalirono nuovamente. Il giorno successivo celebrò la messa nella chiesa di Santa Cristina.
Secondo quanto tramandato dalla tradizione, al momento della consacrazione l’ostia cominciò a sanguinare sul corporale. Impaurito e confuso, il sacerdote, cercando di nascondere il fatto, concluse la celebrazione, avvolse l’ostia nel corporale di lino e fuggì verso la sacrestia. Durante il tragitto alcune gocce di sangue caddero sul marmo del pavimento e sui gradini dell’altare.
Pietro da Praga si recò subito dal papa Urbano IV, che si trovava a Orvieto, per riferirgli l’accaduto. Il pontefice, allora, inviò a Bolsena il vescovo di Orvieto per verificare la veridicità del racconto e per recuperare le reliquie. Urbano IV dichiarò la soprannaturalità dell’evento e, per ricordarlo, l’11 agosto 1264 estese a tutta la Chiesa la solennità chiamata Corpus Domini, nata nel 1247 nella diocesi di Liegi per celebrare la presenza reale di Gesù Cristo Dio nell’Eucaristia, in contrapposizione alle tesi di Berengario di Tours, secondo le quali la presenza eucaristica di Cristo non era reale, ma solo simbolica.
Un anno dopo, nel 1290, Urbano IV fece edificare il duomo di Orvieto per custodire il corporale. Successivamente, il duomo fu ampliato con la cappella del corporale, nel 1364, e la cappella nuova, nel 1504. Urbano IV, inoltre, affidò a Tommaso d’Aquino il compito di preparare i testi per la liturgia delle ore e per la messa della festività, e stabilì che il Corpus Domini dovesse essere celebrato il primo giovedì dopo l’ottava di Pentecoste.
La Chiesa cattolica riconobbe ufficialmente il miracolo eucaristico, le cui reliquie si conservano nel duomo di Orvieto e nella basilica di Santa Cristina a Bolsena: nella cappella del corporale, a Orvieto, sono custoditi l’ostia, il corporale e i purificatoi, che in seguito, nel 1338, furono collocati nel reliquiario di Ugolino di Vieri, dove si trovano attualmente. Il reliquiario venne posto, a partire dal 1363, nel tabernacolo in marmo che si trova nella stessa cappella. L’altare dove sarebbe avvenuto il prodigio fu collocato, fin dalla prima metà del XVI secolo. Nel vestibolo della basilica ipogea di santa Cristina a Bolsena sono conservate le quattro lastre di marmo macchiate di sangue che, dal 1704, si trovano all’interno della cappella nuova del miracolo a Bolsena. Una quinta lastra fu donata, nel 1574, alla parrocchia di Porchiano del Monte.
L’evento fu oggetto dei dipinti del Maestro Raffaello ed è ricordato da un’epigrafe latina apposta nel luogo del miracolo.
Analisi scientifiche e controversie
Il corporale di lino custodito presso il duomo di Orvieto, tra il 3 febbraio ed il 27 marzo 2015, è stato oggetto di un intervento di natura conservativa in occasione del quale sono stati raccolti dati scientifici.
L’intervento è stato preceduto da un’analisi della documentazione fotografica ottenuta in luce normale ed in fluorescenza ultravioletta (UV), da cui si è evidenziata la presenza in ogni sezione del corporale di depositi biologici costituiti da sangue, scisso in plasma e siero.
Batterio della serratia marcescens su una mollica di pane.
Qualche tempo prima dello svolgimento di tale analisi, il sanguinamento dell’ostia di Bolsena era stato ritenuto spiegabile da Johanna C. Cullen, ricercatrice presso la Georgetown University di Washington, con la presenza di un batterio molto comune, la Serratia marcescens, che, in periodi di caldo e in luoghi umidi, produce su pane e focacce un abbondante pigmento rosso vivo chiamato prodigiosina, di consistenza leggermente viscosa, facilmente scambiabile per sangue fresco. La Cullen, inoltre, riuscì a riprodurre in laboratorio gli effetti del presunto miracolo.
L’esperimento della Cullen venne ripetuto con successo nel 1998 dal dottor Luigi Garlaschelli, ricercatore del dipartimento di chimica organica dell’università di Pavia, il quale utilizzò una fettina di pane di forma circolare. Garlaschelli, inoltre, fece notare che il sangue che sgorga da cibi ricchi di amido sia un fatto storicamente noto, narrato fin dall’antichità. Risultati simili furono ottenuti anche J. W. Bennett e Ronald Bentley, ricercatori di biologia molecolare alla Tulane University di New Orleans e di scienze biologiche all’università di Pittsburgh, nel 2000.
Elenco miracoli eucaristici in Italia
- Alatri, 1228
- Albignano d’Adda, 1957
- Santa Chiara d’Assisi, 1240
- Asti, 1535 e 1718
- Bagno di Romagna, 1412 e 1498
- Bolsena, 1264
- Canosio, 1630
- Cascia, 1330
- Cava dei Tirreni, 1656
- Dronero, 1631
- San Mauro la Bruca, 1969
- Ferrara, 1171
- Firenze, 1230-1595
- Gruaro (Valvasone), 1294
- Ischia di Castro, 1802
- Lanciano, 750 D.C.
- Macerata, 1356
- Mogoro, 1604
- Morrovalle, 1560
- Offida, 1273-1280
- Patierno (Naples), 1772
- Rimini, 1227
- Roma, VI-VII cent.
- Roma, 1610
- Rosano, 1948
- S. Pier Damiani, XI cent.
- Salzano, 1517
- Scala, 1732
- Siena, 1730
- Trani, XI sec.
- Torino, 1453
- Torino, 1640
- Veroli, 1570
- Volterra, 1472