In questo tempo di pandemia, l’annuncio della risurrezione giunge più forte che mai
(Commento al Vangelo di don Andrea Manzone)
Cristo è risorto! Così, soprattutto in Oriente, si salutano i cristiani all’alba della Pasqua. Essi reciprocamente si ricordano che il Risorto è il nostro saluto, la nostra identità, la prima cosa da dirsi, con la stessa fretta con cui gli apostoli, le donne, i discepoli che incontreremo in questo tempo Pasquale corrono a dare l’annuncio del Risorto.
Nella liturgia odierna la telegrafica lettura di Paolo ai Colossesi annuncia senza mezzi termini “Voi siete morti”! Ma quando siamo morti? Nel sacramento del Battesimo! Siamo morti alla nostra mera vita biologica, abbiamo abbandonato la terribile tensione di ogni vita umana che, guardando oltre il domani, vede stagliarsi terribile la morte. Ebbene, se noi siamo morti “e la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio”, la morte è ormai alle spalle.
La tomba vuota è il presagio delle nostre tombe vuote, le quali accolgono l’ involucro del seme caduto nella terra che però darà frutto, germoglierà per la vita eterna che non finirà mai. La nostra fede parte da una tomba vuota, da un’assenza di Colui che non sarà mai più assente, di Colui che è il primogenito dei viventi, l’immagine realizzata dell’umanità. In questo tempo di pandemia in cui le nostre vite sembrano ogni giorno di più rinchiudersi in un sepolcro domestico che pian piano stiamo addomesticando, oggi l’annuncio della risurrezione giunge più forte che mai: “è risorto”, letteralmente, “si è alzato”!
L’annuncio della risurrezione esorta anche noi a lasciare i nostri sepolcri per riprendere il cammino della nostra vita, della vera Vita, che niente, nemmeno una pandemia, può sottrarci.