Il mio ricordo di zia Minuccia, i dolci e la serenata fuori dalle righe

Oggi più che mai urge un annuncio gioioso della lieta novella soprattutto ai più giovani. Domenica 7 novembre mi hanno colpito le parole di una giovane del Rinnovamento Nello Spirito in una giornata formativa per pastorali di servizio: “A volte si pensa che per annunciare ai giovani occorre chissà che cosa eppure noi abbiamo semplicemente bisogno di padri e madri“. Queste parole così forti mi hanno riportato indietro nel tempo a quando avevo 19 anni e ho cominciato ad innamorarmi di Cristo. A parlarmi di Cristo erano semplicemente delle madri e dei padri che avevano conosciuto e si erano innamorati di un sepolcro vuoto. Una di queste madri era Filomena Di Casoli, chiamata affettuosamente zia Minuccia che è venuta a mancare il 23 ottobre del 2021 a 98 anni. L’ho conosciuta con il Rinnovamento quando lei aveva 65 anni e anche se per le varie circostanze della vita era tantissimo tempo che non la rivedevo è una persona che è sempre nel mio cuore. In prossimità del giorno del suo compleanno mi veniva spesso spontaneo pregare per lei anche se per qualche brevissimo istante.

Non era una persona dai grandi discorsi ma tutt’altro: semplice, mite, di pochissime parole, discreta, umile e di cuore. Quando tra le pochissime sue parole che pronunciava c’era Gesù, i suoi occhi si illuminavano come quelli di una giovane che parlava del suo fidanzato.

Aveva la grandissima capacità di saperti accogliere davvero con il cuore. In poco tempo organizzava a casa sua una serata con venti, trenta persone come se nulla fosse e coinvolgendo tutti anche nel momento del rimettere tutto a posto e farli sentire ancora di più come se si fosse a casa. Se il tempo lo consentiva, impastava la pasta e cucinava uno di quei piatti che aveva il sapore della sua bontà: pasta e fagioli. Molte persone venute da Pescara e Lanciano e che hanno partecipato a una di quelle serate ricordano ancora il sapore di quel piatto forse proprio perché fatto con tanto amore.

Un anno dovevamo organizzare un addio al nubilato di una nostra amica e non sapevamo dove farlo. Lei trovatasi per caso nel discorso disse: “e che problema c’è lo facciamo a casa mia”. Era il primo addio al nubilato a cui partecipavo e non aveva niente a che fare con quelli a cui ho partecipato negli anni successivi e come quelli che solitamente si fanno tutt’oggi e che tendono a rendere volgare la bellezza della sessualità. Fu una serata di cui conservo ancora un dolce ricordo perché vissuto da tutte nella gioia per una cosa bella che succedeva a una della comitiva e in cui il parlare di Gesù ti riempiva il cuore e finita la festa non ti lasciava il senso di vuoto ma di pienezza.

Con zia Minuccia oltre a confermarmi la bellezza dell’ “ospitare con amore” trasmessomi dal mio papà, quando l’ho conosciuta condividevamo la passione nel fare i dolci e senza nessuna forma di gelosia ci scambiavamo le ricette. Le sue ricette erano scritte su tanti foglietti sparsi e così le regalai un ricettario su cui avevo trascritto le sue e le mie ricette. Ogni volta che ci incontravamo lei mi mostrava sempre quel tesoro che custodiva gelosamente. Ogni volta che faccio la sua ricetta della torta al limone penso a lei e quel giorno in cui sono andata a casa sua e con tanta pazienza mi ha insegnato a farla.

Grazie carissima zia Minuccia per essere stata per me e per tanti giovani di quel periodo una madre nella fede e ora che sei dal Padre celeste prega per noi e per tutti i giovani di questo tempo.

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