Il mio ricordo di Alessio Di Rocco
Quanto bene può fare un uomo nella propria vita? Potenzialmente davvero tantissimo in virtù di quel piccolo e incredibile grande seme di Dio che è posto in ogni essere umano. Tuttavia anche se questo seme alberga in ognuno di noi c’è la “libertà”: la libertà di scegliere che questo seme muoia, cresca e porti frutti anche inconsapevoli. Alessio Di Rocco “è” uno di quegli uomini che ha scelto di far crescere dentro di sé questo misterioso seme.
Ho conosciuto Alessio grazie a un foglietto attaccato alla porta della chiesa di San Nicola: c’era semplicemente un invito a partecipare il mercoledì al Rosario della Vergine del Silenzio. All’epoca non avevo la minima idea di cosa si trattasse ma sentivo dentro di me che aveva il profumo di Dio. In quel periodo collaboravo con Sansalvonet e il mio desiderio di diffondere le piccole e grandi meraviglie delle parrocchie e raccogliere le testimonianze delle persone che cercano di percorrere l’esistenza terrena insieme a Cristo Nostro Signore, mi spinsero a chiamare il numero riportato sulla locandina. Appena lo chiamai si mostrò subito disponibile ma per l’intervista si riservò di chiedere prima al fondatore del Rosario della Vergine del Silenzio: fra Emiliano Antenucci. Di lì a qualche giorno lo incontrai insieme alla sua meravigliosa fidanzata a San Salvo Marina. Nel parlare delle cose di Dio eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, quell’onda di familiarità che ti fa percepire l’altro come una persona di famiglia che conosci da sempre. Mi parlò di fra Emiliano, del cammino della Vergine del Silenzio, del suo percorso di conversione e soprattutto del suo considerare ogni giorno un miracolo. Quel giorno restammo a chiacchierare per tantissimo tempo.
Ogni volta che lo incontravo insieme alla sua meravigliosa Emanuela, con cui è poi convolato a nozze, aveva sempre lo sguardo di chi vive una vita da innamorato: innamorato di Cristo e della sua sposa.
Gli incontri di preghiera della Vergine del Silenzio sono una grande fonte cui attingere amore e tenerezza per la Mamma Celeste e Alessio ed Emanuela sono stati dei docili strumenti per far conoscere e vivere questo cammino anche a tanti sansalvesi.
Di seguito un pensiero di fra Emiliano per Alessio:
“Caro Alessio (responsabile dei gruppi di preghiera della Vergine del Silenzio di San Salvo(CH)) sei volato in Cielo questa notte in silenzio, dopo un lunga malattia vissuta con coraggio e tanta pace. Grazie del tuo esempio, grazie dell’amore grande che hai avuto per la Vergine del Silenzio e per l’evangelizzazione di tutti. Grazie di vero cuore dell’affetto che hai avuto per me e per tutti. Adesso continua a pregare per noi dal Cielo e salutaci la Madonna e tutti gli angeli e i santi. Riposa in pace, fratello caro! Uniti in preghiera sempre fra Emiliano”
L’intervista rilasciatami da Alessio ed Emanuela nel luglio del 2018.
Alessio Di Rocco: “Dopo un tumore maligno al 4° stadio ogni giorno è un miracolo”
Questa è la storia di una coppia innamorata come tante altre Emanuela De Borrello e Alessio Di Rocco che condividono entrambi il cammino con la “Madonna del Silenzio” dopo la scoperta di un tumore al cervello maligno al 4° stadio.
Quando e come vi siete conosciuti?
Cinque anni fa al matrimonio di mio cugino. Sono stato conquistato dalla sua grande simpatia ed energia. Cominciammo subito a frequentarci e di lì a poco la cosa era diventata più seria.
Qual era il vostro rapporto con Dio?
Io andavo a messa e mi rivolgevo a Dio sempre ma soprattutto nei momenti del bisogno. A un certo punto della mia vita l’andare solo a messa la domenica non mi bastava più. Sentivo la necessità di qualcos’altro e siccome sapevo che la cugina di Alessio era responsabile di un gruppo di preghiera della “Madonna del Silenzio” a Vasto cominciai a chiedere informazioni in merito e iniziai a frequentare anch’io. Una volta a settimana ci riunivano ai Gabrielini a Vasto per pregare insieme il rosario con l’icona della “Madonna del Silenzio”. Più volte avevo invitato anche Alessio ma non ne voleva proprio sapere.(Emanuela)
Io credevo in Dio ma nutrivo una netta repulsione per la chiesa perché vedevo tutto ciò che di negativo c’era al suo interno e di cui sempre ci parlano i media. (Alessio)
Quando avete incontrato la malattia?
Considero il mio tumore come il tocco del male buono. Due anni fa il 4 giugno andai al pronto soccorso perché avevo avuto una prima crisi epilettica. Mi rimandarono a casa perché pensavano che non era niente e dopo 3 giorni ero di nuovo lì con un forte mal di testa e uno spasma al braccio. Si decisero a farmi una risonanza e da questa risultò che avevo una massa al cervello. Il primario dell’ospedale mi voleva mandare a Pescara. La sera mi misi a cercare su internet informazioni e in questa ricerca mi apparse il San Raffaele di Milano e anche il nome e tutte le informazioni di un dottore che prestava servizio in quest’ospedale, Nicola Boari. Nicola era anche il nome di un mio nonno a cui ero molto legato e che non c’era più. L’indomani lo contattai ma mi rispose una segretaria che mi riferì che solitamente il dottore non parlava al telefono coi pazienti ma mi disse: “Mi lasci il suo numero eventualmente le faccio sapere”. Passai una notte insonne anche se avevo sempre pensato che questa era una vita di passaggio avevo tanta paura e rabbia, “perché proprio a me?”. Mia cugina portò un sacerdote dell’Incoronata di Vasto per farmi confessare, Padre tonino Levita. Dopo quella confessione cominciai a cambiare atteggiamento nei confronti della chiesa. E cominciai a confidare nel Signore a recitare il rosario tutti i giorni e a trascorrere molto tempo nella cappella dell’ospedale. In stanza con me c’era un signore di 83 anni di Monteodorisio che aiutavo a mangiare e in altre piccole necessità. Quando arrivava la moglie, che aveva qualche anno in più rispetto al marito, non solo mi ringraziava ma mi portava da bere ogni mattina l’acqua del pozzo del Santuario della Madonna delle Grazie del suo paese. In questo piccolo gesto ci vedevo un segno della misericordia e della grandezza del Signore soprattutto perché sapevo che questa signora nonostante fosse anziana e non ce la facesse a camminare, doveva farsi un bel tragitto non comodo per procurarmi quell’ acqua. Il sacrificio di questa donna ha alimentato la mia voglia di lottare e di vivere. Mi richiamò il dottor Boari in persona e mi disse che aveva necessità di vedere la risonanza prima di valutare eventuali e ulteriori controlli e operazione. I miei genitori andarono a Milano per portare la mia risonanza. Lo specialista mi fece ricoverare e dopo un’ora dall’arrivo già mi avevano fatto le prime analisi ed ero in stanza. Un’organizzazione e un’attenzione al paziente diverse rispetto a quella che avevo ricevuto in precedenza. Quando non ero impegnato con indagini e attività sanitarie, e anche dopo l’operazione su una sedia a rotelle, mi dividevo tra il rosario, assistere nelle piccole necessità gli altri pazienti dell’ ospedale e la cappella intitolata alla Madonna della Vita e che era aperta 24 su 24 e dove c’era il cappellano don Martino Antonini che era sempre disponibile. Sentivo forte la necessità di rendermi utile a chi si trovava nella mia situazione. Dentro l’ospedale il mio sguardo era cambiato e vedevo anche la mia vita con una prospettiva diversa. Davanti a un bambino di 9 mesi con un tumore al cervello non potevo che ritenermi fortunato perché prima della malattia avevo avuto modo di vivere in 35 anni tantissime esperienze e di conoscere tantissima gente e una donna che mi amava e da amare. Quando tornai a casa ho cominciato anch’io a frequentare il gruppo di padre Emiliano insieme a Emanuela. A novembre ho seguito il “Corso del Silenzio” e in quella circostanza il fondatore del gruppo mi ha chiesto di diventare un responsabile e di fondare un nuovo gruppo a San Salvo. Il 21 febbraio abbiamo fondato un gruppo che si riunisce ogni mercoledì alle 21 presso la chiesa di San Nicola.
Hai mai chiesto il miracolo?
Continuo a fare le terapie e ogni due tre mesi faccio i controlli previsti in questi casi. Io già mi sento un miracolato e ogni mattina che apro gli occhi per me è un miracolo.