“Il 31 ottobre 2018 fui ospite in viaggio nei tragici ricordi della famiglia Occhionero”
Nel corso della vita si possono incontrare delle persone che sin da subito diventano familiari e con i quali si innescano dei meccanismi di empatia reciproca. Due anni fa nel corso della festa al cioccolato organizzata a San Salvo Marina per ricordare e fare del bene in memoria di uno dei 27 bambini periti nel terremoto di San Giuliano di Puglie ebbi modo di conoscere i coniugi Occhionero (leggi)
Qualche giorno fa li avevo contattati per una intervista (che verrà pubblicata domenica 4 novembre) a conclusione della quale mi chiedono :”Sei mai stata a San Giuliano? Domani c’è la giornata della memoria. Ci farebbe davvero piacere se tu venissi con noi”. E così il giorno dopo, insieme anche e un loro amico/compare molto vicino alla famiglia Occhionero quando sono arrivati a San Salvo 16 anni fa, siamo andati a San Giuliano. I ricordi e i racconti dei particolari di quel terribile giorno sono iniziati già durante il tragitto.
L’arrivo al cimitero
Appena arrivati al cimitero c’era un autobus con una scolaresca che proveniva da Bari. “Spesso vengono scolaresche da tutta Italia per fare anche solo una visita ai nostri Angeli” Mi spiega Giulia. Erano già presenti i vari corpi di volontari presenti in quel tragico giorno. Michele Occhionero mi presenta i suoi compaesani che incontra. Molti erano altri genitori che come lui aveva perso un figlio nel terremoto e coi i quali avevano fondato un Comitato per la Ricostruzione. Mi mostra subito le opere poste all’ingresso del cimitero realizzate e donate alla città e la campana donata dai mastri fondai di Agnone che suona solo nel giorno del 31 ottobre alle ore 11.32, ora di inizio della celebrazione e ora in cui è avvenuto il terremoto nel 2002: 30 rintocchi uno per ogni bambino, il primo è per la maestra che “fa l’appello degli alunni” e gli ultimi due per altre due donne perite quel giorno; poi un lungo suono a distesa per ricordare che la vita continua.
Il porticato con “Gli Angeli di San Giuliano”
Nel frattempo arrivano anche gli altri due figli dei coniugi Occhionero, Elena e Giuseppe con la sua fidanzata. Andiamo nell’ala dove sono deposti “gli angeli di san Giuliano”. Stanno tutti insieme sotto un porticato di legno. I volontari lavorarono senza sosta anche di notte per realizzare quest’ala. Tutti hanno una lapide bianca con un immagine, una frase e una particolarità e sono adorni con tanti fiori tranne due perché i genitori non se la sono sentita di appore una lapide. Quando si comincia ad attraversare quel porticato arriva un tonfo al cuore nel vedere le foto di quei volti di bambini così sorridenti che sembrano quasi che parlino e gioiscano ancora. Michele mi mostra quella del figlio. La foto era stata scattata l’estate precedente il tragico evento al mare di San Salvo, sorrideva e indossava con orgoglio una collana che si era realizzato con delle conchiglie trovate in spiaggia. Si era voluto fare un ciuffetto biondo. La lapide l’ha realizzato uno zio e ci ha raffigurato una chitarra con delle corde spezzate per simboleggiare un oggetto che lui amava e una vita spezzata. L’ultima lapide è occupata da una foto della maestra trovata morta abbracciata a due bambini ma la cui salma è nel suo paese. Alla fine del porticato c’è un angolo in cui sono depositati dei piccoli segni, stemmi, poesie e simili di tutti coloro che sono andati a dare un sostegno alla città. Tra la folla che sostava dinanzi a quelle tombe, in veste privata, c’era anche Guido Bertolaso, ex Capo della Protezione civile e cittadino onorario di San Giuliano di Puglia che si prodigò in ogni modo subito dopo il terremoto. Tutti si fermano a salutarlo. Arriva la fatidica ora dell’inizio delle celebrazioni del giorno della memoria. Sono presenti anche le varie autorità civili e militari e i corpi dei volontari. La campana inizia i suoi rintocchi!
Ore 11.32, ora del tragico evento: inizia la cerimonia della “memoria”
Nonostante la grande folla presente per l’evento c’è un silenzio tombale rotto solo dal suono della campana. Sembra che il tempo si sia fermato a sedici anni fa: una rabbia e un dolore comune incolmabile! Dopo qualche parola del parco ci si incammina in corteo per il parco della memoria, il luogo dove sorgeva la scuola crollata in quel tragico 31 ottobre 2002. Si depositano corone di alloro e una tromba intona il “La voce del silenzio” di Dionne Warwick.
È stato cementificato ma ci sono ancora dei pezzi di mura lasciate per non dimenticare. A terra sono poste delle targhe con i nomi dei bambini periti negli spazi dove c’era la classe di riferimento. Incontriamo anche il marito della maestra deceduta durante il terremoto e un’altra mamma che aveva quattro figlie, due delle quali le ha perse in quel terribile giorno.
La visita alla San Giuliano di oggi
Conclusa la cerimonia Michele ci fa visitare il centro storico dove c’era anche il negozio di alimentari e la tabaccheria di Giulia. La caduta di un grosso masso l’ha sfiorata, pochi centimetri e anche lei poteva non esserci più. Dopo il centro storico (oggi rimesso completamente a nuovo) andiamo a visitare il villaggio di legno allestito nell’arco di pochissimi mesi subito dopo il terremoto e dove hanno vissuto una vita quasi normale i 1000 abitanti di san Giuliano: c’era tutto, ogni famiglia aveva la sua casetta di legno, c’era un centro commerciale, la chiesa, il parco giochi, campi di calcio e di pallacanestro per bambini, la scuola, la farmacia, la guardia medica ecc. . Gli Occhionero mi mostrano la loro casetta, il numero 19 di una via intitolata come le altre a un fiore: Siamo state tra le prime famiglie assegnatarie perché avevano dato priorità alle famiglie con bambini e noi avevamo Giuseppe ancora piccolo. Ad inaugurare le prime casette venne Silvio Berlusconi che entrò proprio nella nostra casetta. I volontari che erano venuti gratuitamente quando avevano finito le loro mansioni, la sera venivano a farci visita semplicemente per ascoltarci e per darci una pacca sulla spalla. Oggi è diventata quasi una città fantasma, ma in base alle ultime notizie di cronaca dovrebbero essere risistemate e affidate agli immigrati.
Dopo il villaggio ci spostiamo in un parco realizzato dal corpo forestale in cui si spicca un’opera intitolata “Il volo degli Angeli” e che purtroppo oggi è in uno stato di abbandono. Diversi artisti hanno donato importanti opere ispirate proprio agli angeli di San Giuliano. Persino un giapponese ha donato una grande fontana circolare in marmo e vetro di murano con dei puttini in ceramica ora conservata nell’atrio interno della nuova scuola, ultima tappa di questo giro. La nuova scuola di San Giuliano ha una struttura grandissima ben fatta con un enorme parco davanti e un’ala predisposta per ospitare una sede distaccata dell’Università di Campobasso che però ancora viene attivata. Vicino alla scuola c’è una grande piscina che riesce a dare lavoro a tante persone e una residenza per anziani anch’esso funzionante, e il palazzetto dello sport, oggi restaurato, dove venivano deposti i corpicini dei bambini senza vita. Il 30 e il 31 ottobre a San Giuliano sono giorni di lutto cittadino e quindi tutto è chiuso.
Giulia e Michele ricordano
“La storia di san giuliano ha toccato tutti. Sono venuti per dare una mano davvero da tutto il mondo. Ognuno voleva far sentire la sua vicinanza in mille modi. Noi ci siamo sin da subito rimboccate le maniche. Continuavamo la nostra attività commerciale rifornendo di prodotti alimentari la mensa di noi sfollati. Percorravamo tre quattro volte al giorno la strada San Giuliano-San Salvo per andare a comprare la merce e poi rivenderla. Anche qui abbiamo trovato tanta solidarietà: nel commercio devi avere i soldi per anticipare ma noi non ce li avevamo. Non avevamo più niente: non potevamo più accedere neanche alle nostre case se non provvisti di apposito pass e accompagnati da un vigile e per momenti brevi. La macelleria Mariano di San Salvo e l’Eurocash si erano fidati di noi. Andavamo a saldare i conti dopo aver riscosso. E i tempi ovviamente non erano immediati! All’inizio altri commercianti di san Giuliano non se la erano sentiti di portare avanti l’attività. Due di loro successivamente, vedendo a noi ci hanno ripensato e così abbiamo continuato la nostra attività rinunciando a delle categorie merceologiche. Stavamo sulla stessa barca!”
Oggi questo paese ha davvero tutto, molto di più di quello che aveva prima ma quel terremoto ha disgregato una comunità molto unita che ancora riesce a ricompattarsi. Io sono di Ururi quando mi sono trasferito dopo aver sposato Giulia, mi sono sentito davvero accolto. Dopo quasi cinque mesi dal terremoto abbiamo scelto di andarcene perché era diventato insostenibile il dolore. Tutto il tempo che Giulia non aveva impegni lo trascorreva al cimitero. Il dolore resta sempre anche se sono trascorsi sedici anni è una ferita che non si può rimarginare. La famgilia Occhionero cerca di lenire questa immensa ferita facendo del bene agli altri e cercando di fare sempre tutto al meglio. Se la sopraelevazione della scuola fosse stata fatta con tutti i criteri edilizi, questa tragedia si poteva evitare. Di San Giuliano solo quella struttura è crollata completamente.