Guarire il dolore
(Commento al Vangelo di don Pieralbert D’Alessandro)
In questa quinta Domenica del tempo ordinario, la liturgia propone inizialmente il tema del dolore, sia nella prima lettura con la figura di Giobbe sia nel Vangelo, con la suocera di Pietro malata, a letto con la febbre. La liturgia non vuole lasciarci in quello stadio, ossia come Giobbe, uomo sofferente senza più alcuna prospettiva, ma introduce la figura di Cristo come antidoto atto a curare e guarire il nostro stato sofferente.
Come può realizzarsi ciò nelle nostra esistenza? il vangelo descrive Cristo che esce dal tempio e si reca nella casa di Simone e Andrea, questo non vuole essere soltanto uno spostamento geografico legato allo spazio o una mera informazione ma comunica ben altro alla nostra esistenza: Dio esce dal suo luogo sacro e si reca nella nostra intimità nella nostra abitazione nel nostro cuore come presenza, energia che sostiene e da senso al dolore, questo è il primo vero è autentico antidoto alla sofferenza, spesso incontrata nella nostra vita.
Altra particolarità del passo evangelico odierno a tal proposito è Cristo che guarisce i malati al tramonto. Non è solo e una descrizione di un momento oppure l’ informazione sul tempo cronologico, ma il senso intrinseco ad esso è l’alba del nuovo giorno, dell’ottavo giorno, perché secondo il computo ebraico già nel tramonto, con la con la luce delle prime stelle, c’è l’ingresso di una nuova giornata! Potremmo dire che questa situazione questo è un chiaro riferimento alla resurrezione di Cristo, ossia “l’uomo dei dolori che ben conosce il patire” e la nostra speranza, morto e risorto per noi!
Gesù cambia e guarisce ancor prima del corpo la nostra anima, il nostro cuore. Infine così come la suocera di Pietro che appena guarita dalla febbre, si mette a servire, sta ad indicare che da un dolore ,da una sofferenza, dobbiamo uscirne cambiati!
Trasformati in profondità del nostro essere perché una vita senza saper amare non vale essere vissuta.