Gianmarco Medoro: “Ogni giorno voglio chiedere “Signore, oggi fammi essere il sacerdote che vuoi tu”
Di seguito la testimonianza della vocazione di Gianmarco Medoro, originario di Chieti nato il 15 novembre del 1995.
Mi racconti un po’ di te?
Sono il primo di due figli. Per nove anni sono stato un figlio unico: una vera tristezza per me! I miei genitori avevano fatto quella scelta perché lavoravano entrambi ma grazie alle mie insistenze è arrivato mio fratello. Sono sempre stato un bambino fondamentalmente buono anche se intraprendente e “casciarone”. Grazie a mio nonno che per 50 anni ha organizzato la festa del patrono del nostro quartiere, San Francesco Caracciolo, mi sono avvicinato alla parrocchia dove ho incontrato due figure importantissime per la mia vita: il parroco don Panfilo Argentieri e la catechista Graziella Iezzi. Sin da piccolo ero un appassionato dei santini. Mi affascinavano i colori e i modi con cui venivano raffigurati i santi, quegli elementi che li accompagnavano come spade, libri e simili. Ho cominciato il catechismo in prima elementare e don Panfilo sapendo che amavo i santini, ogni sabato me ne regalava un paio. Don Panfilo stava in parrocchia h24: entrava alle 6.30 del mattino e usciva alle 23.30. Non aveva bisogno di parlarmi di Gesù, riusciva a conquistarmi con la sua umanità travolgente. Graziella è per me una madre spirituale, anche se non ha figli carnali ha tantissimi figli spirituali. Di lei conquista il suo “stare” in parrocchia che fa sentire a casa. Riusciva a rendere così bello l’invito ad andare a messa la domenica mattina che ero io che andavo a svegliare i miei genitori per andarci.
La scelta di entrare in seminario quando è arrivata?
Io stavo spesso in parrocchia ed ero diventato un po’ il responsabile dei chierichetti. Il 29 giugno 2009 dovevamo festeggiare i 50 anni di sacerdozio di don Panfilo, era venuto anche l’arcivescovo Bruno Forte. Io stavo in sacrestia a preparare quanto serviva per la messa. A un certo punto mi sento chiamare dal vescovo “Gianmarco…”. All’inizio neanche l’avevo sentito. Mi richiama e mi dice: “Tra quindici giorni vai al campo vocazionale”. Avevo 13 anni, non sapevo che pensare. Era un mix tra l’irritato e il perplesso. “A me nessuno può dire cosa devo fare”. Ovviamente non dissi nulla e Padre Bruno mi mise in contatto con don Domenico Spagnoli per farmi partecipare a questo campo estivo. L’unica cosa che mi muoveva a partecipare era l’indipendenza che avrei avuto dai miei genitori per cinque giorni. Quel campo tenutosi a Pescopennataro nel luglio del 2009 fu fondamentale per la mia vita: ho capito con mente e cuore che Dio mi amava profondamente, mi voleva felice e voleva realizzare in me il suo progetto d’amore. Da allora ho sempre partecipato a questi campi vocazionali organizzati dalla diocesi.
Hai mai messo in discussione il discorso di diventare sacerdote?
Sì. Negli ultimi tre anni del liceo pedagogico. Ero diventato rappresentante d’istituto e presidente della Consulta provinciale studentesca. Affascinato da quei ruoli di potere e di leadership, ero entrato nell’ottica che volevo realizzarmi nel mondo della politica e/o dell’amministrazione. Aspiravo a diventare il sindaco di Chieti. In quel periodo anche se formalmente non mi sono mai allontanato dalla parrocchia perché la sentivo come una famiglia, il mio cuore si era allontanato. Nell’agosto del 2013 i responsabili dell’Unitalsi della mia parrocchia mi chiesero la disponibilità ad andare a Lourdes per servire gli ammalati. Acconsentii, e tra un servizio e l’altro, in un momento di preghiera nella grotta, ho deciso di fare della mia vita un dono agli altri con il sacerdozio.
Quando hai ufficializzato questa scelta? Come hanno reagito gli altri?
I primi a cui l’ho detto sono stati ovviamente i miei genitori. In quel momento entrambi si erano ricordati di un fatto che avevano completamente rimosso: quando avevo un anno e mezzo, come fanno spesso i bambini mandavo i bacini alla statua di san Camillo De Lellis e nel vedermi un camilliano li avvicinò e disse: “questo bambino avrà la vocazione”. Il 21 giugno del 2018 quando sono stato ammesso ai primi ordini sacri, don Panfilo si è avvicinato ai miei genitori per far loro gli auguri e loro gli hanno detto: “Siamo noi che dobbiamo fare gli auguri a te e dirti grazie! Gianmarco è anche un tuo figlio”. L’annuncio ufficiale è stato dato per la prima volta a San Salvo in piazza san Vitale il 29 giugno 2014, durante la prima messa di don Andrea Manzone. Un amico che ho conosciuto in occasione della perdonanza celestiniana all’Aquila.
Che sacerdote ti piacerebbe diventare?
Uno che ogni giorno chiede “Signore oggi che sacerdote vuoi che sia?”. Per usare il discorso di Instagram: il Signore mette un Like alla nostra vita e sta a noi avere il coraggio di entrare sul suo profilo e schiacciare “Segui”. Dio è il nostro follower, ci precede nell’amore.
Nel video il messaggio di Gianmarco in occasione del 3 maggio 2020, giorno in cui Santa Madre Chiesa ha celebrato la 57a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.