Gesù rovina ciò che non è amore.
(Commento al Vangelo di don Pieralbert D’Alessandro)
L’autorità di Gesù è ribellione da tutto ciò che fa male: “C’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro”. Il primo sguardo di Gesù si posa sempre sulla sofferenza dell’uomo, vede che è un “posseduto”, prigioniero di uno più forte di lui.
Gesù interviene: non fa discorsi su Dio, non da spiegazioni sul male, si immerge nelle ferite di quell’uomo , entra nelle strettoie, nelle paludi di quella vita ferita, e mostra che “il Vangelo non è una morale, ma una sconvolgente liberazione”
Lui è il Dio il cui nome è gioia, libertà e pienezza e si oppone a tutto ciò che è diminuzione d’umano. I demoni se ne accorgono: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci?
Sì, Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo a portare spada e fuoco, per separare e consumare tutto ciò che amore non è; a rovinare i desideri sbagliati da cui siamo “posseduti”: denaro, successo, potere, competizione invece di fraternità. Ai desideri padroni dell’anima, Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui. Taci, non parlare più al cuore dell’uomo, non sedurlo.
Un mondo sbagliato va in rovina: vanno in rovina le spade e diventano falci (Isaia), si spezza la conchiglia e appare la perla. Perla della creazione è un uomo libero.
Lo sarò anch’io, se il Vangelo diventerà per me passione , patimento e parto. Allora scoprirò “ Cristo, mia dolce rovina” , felice rovina di tutto ciò che amore non è.