Gesù con noi fino alla fine

(Commento al Vangelo di don Silvio Santovito)

Quaranta giorni dopo la Pasqua viviamo il mistero dell’Ascensione di Gesù al cielo, ci accompagnano gli ultimi versetti del vangelo di Matteo. Solitamente la conclusione di un libro descrive come va a finire la storia raccontata, Matteo fa la sua conclusione iniziando il racconto di una storia nuova, quella che scriveranno i discepoli con la loro vita insieme a quella che stiamo scrivendo noi, tutti insieme, nella chiesa e nella storia dell’umanità.

Nel giorno della risurrezione, le donne avevano incontrato il Risorto che dopo averle invitate a rallegrarsi, a venire fuori dalla tristezza nella quale si erano ritrovate, le manda ai suoi discepoli, quei discepoli impauriti, feriti, che avevano tradito, rinnegato, abbandonato il maestro, ma che lui chiama i miei fratelli.

L’invito che le donne dovranno portare è quello di andare in Galilea per incontrare il risorto. La Galilea è il luogo dove Gesù ha svolto tutta la sua vita pubblica, ha offerto i suoi insegnamenti, ha rivelato il volto bello del Padre e ha fatto intravvedere, nelle opere da lui compiute il volto bello dell’uomo vero, riuscito secondo il disegno di Dio. Là, in Galilea, ripercorrendo l’esperienza proposta e vissuta con Gesù ci si eleva ed è così che si può incontrare il risorto.

I discepoli videro Gesù, lo adorarono pur nel dubbio e nell’incertezza di quanto stavano vivendo, il dubbio accompagna sempre la fede, sono i dubbi che ci possono spingere a ricercare e a comprendere l’amore di Dio, alcuni vivono la presunzione di poter dare tutto per certo creando delle forme di imposizione nella vita altrui, arrivando a volte anche a forme di integralismo che nulla hanno a che fare con gli insegnamenti di Gesù.

Ai discepoli Gesù rivela ancora una volta il potere del suo amore con cui Lui è venuto a ridisegnare la vita e il cammino di ogni uomo a immagine del modello di uomo vero, di uomo bello che Dio aveva pensato nella creazione, a loro chiede di immergere tutti in questo amore perché tutti siano nell’abbraccio dell’amore del Padre, liberati da ogni male e da ogni forma di schiavitù e di oppressione.

I discepoli dovranno compiere questa missione non solo con le parole, necessarie per raccontare gli insegnamenti di Gesù ma soprattutto con le opere della loro vita, chi li incontrerà dovrà vedere in quello che loro fanno l’amore di Gesù regalato alla vita dei fratelli.

Tutto si conclude con l’annuncio dato da Gesù sulla sua presenza costante e quotidiana nella vita di ogni discepolo e di tutta l’umanità fino al compimento del mondo nuovo che lui è venuto ad iniziare e che i discepoli nella chiesa devono portare a termine.

Solitamente l’ascensione ci è presentata come il monento nel quale Gesù si distacca dalla terra e dai discepoli per andare in cielo, sembra crearsi una certa distanza da tutti noi, in realtà Gesù dopo aver presentato la nostra umanità redenta al Padre, rimane con noi, precede i nostri passi e ci solleva giorno per giorno verso l’abbraccio di gioia e di amore senza fine che il Padre ha preparato per ognuno di noi.

Nonostante la fatica e le difficoltà che viviamo, saliamo anche noi sul monte, chissà se in questo tempo di pandemia abbiamo avuto la possibilità di ritornare in Galilea, con la preghiere, le tante celebrazioni seguite via cavo, le tante devozioni coltivate nella vita personale, certo abbiamo i nostri dubbi e le nostre incertezze nella fede come nella vita, chissà però se abbiamo il coraggio di prostrarci davanti al risorto per chiedergli, al di là della ripresa economica o di tante attività della vita dell’uomo, di essere luce del mondo e sale della terra perchè tutti abbiano la certezza che Lui è con noi fino alla fine del mondo.

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