Gesù ci invita a vivere qualunque circostanza con amore
(Commento al Vangelo di don Raimondo Artese)
“La Croce non ci fu data per capirla ma per aggrapparci ad essa.” (D. Bonhoeffer) È come la presenza di Gesù, il Figlio di Dio, in mezzo a noi.
L’incontro con i Greci che chiedono di vedere il Signore, nel brano di oggi, rivela al Maestro che la sua ora sta per giungere al termine, per questo Gesù vive un vero e proprio momento di turbamento, come anche noi quando affrontiamo una malattia, o la sofferenza, che non sappiamo come andrà a finire. Cosa fare? Risparmiarsi o mettersi in gioco e rischiare?
La scelta, a volte non dipende da noi, perché non si tratta di decidere tra bene e male ma, di stare nella vita, l’uno non vale l’altro.
In quei momenti sembrano prevalere angoscia e paura. E quello che ha attraversato anche il cuore di Cristo: fuggire o entrare nel tunnel oscuro che ha davanti? E poi, per chi e perché?
Una vita che ha valore, secondo il nostro modo di vedere, è quella che non rinuncia alla propria incolumità e ottiene il massimo, senza fare grandi sforzi: era quello che satana aveva proposto a Gesù nel deserto.
Una vita, che vive le regole dell’amore, invece non si sottrae al rifiuto e al dono totale di se. Per Gesù, come per ogni discepolo, questo è il momento della vera tentazione: si può continuare ad avere fiducia in Dio quando sofferenza e abbandono sono compagni di ciò che stai vivendo? Gesù ha donato tutto sé stesso per restituire salvezza e speranza a chi l’aveva persa.
Gesù non ci invita a scegliere la sofferenza per la sofferenza, ma: a vivere qualunque circostanza con amore.
Oggi concludiamo la settimana Family week, in cui, oltre che pregare per le famiglie, abbiamo fatto incontri con le famiglie, riflettendo sulla Sacra Famiglia, che non era la Famiglia del Mulino Bianco: 1) devono sposarsi e Giuseppe scopre che Maria aspetta un bambino; 2) il bambino nasce in una grotta, perché non trovano alloggio; 3) devono fuggire, perché Erode vuol uccidere il bambino; 4) cercano di far vivere la Pasqua anche al loro figlio, ma un giorno si perde;…
A volte non consideriamo a sufficienza le difficoltà provate da Giuseppe Maria e Gesù che, nonostante tutto, non sono andato avanti testardamente ma sono messi sempre in ascolto, hanno lasciato il cuore a quello che erano i progetti di Dio.
Ci sono anche per noi tornanti dolorosi che non è possibile evitare e che misurano ciò che di più vero portiamo nel cuore. Ci sono delle ‘morti’ da attraversare se vogliamo gustare pienezza la della vita.
Con le famiglie abbiamo cercato di riflettere sulla disponibilità di Giuseppe che, come dice Papa Francesco, «L’accoglienza di Giuseppe ci invita ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono, riservando una predilezione ai deboli, perché Dio sceglie ciò che è debole… Voglio immaginare che dagli atteggiamenti di Giuseppe Gesù abbia preso lo spunto per la parabola del figlio prodigo e del padre misericordioso (cfr. Lc 15,11-32).» (Patris corde)
Non lasciamoci tentare dal fascino di non esporci al rischio dell’amore. Ma amare la propria vita, desiderando solo la propria auto-realizzazione, è la premessa per fallire in pieno. Potrebbe mai realizzare ciò per cui è stato pensato se il chicco di grano rinunciasse a marcire?
Gesù ha accettato di morire per me e per te. Ed io?
O Padre, che hai ascoltato il grido del tuo Figlio, obbediente fino alla morte di croce, donami un cuore aperto agli altri, che sappia vedere le loro necessità, che sappia servire, mettendo i loro bisogni prima dei miei, che sappia gioire e soffrire con chi poni sul mio cammino perche accogliendo e servendo loro accolga te che sei l’Amore. Amen