Filippo Notarangelo, poverissimo, ma ricco d’ animo
“Shor Flepp Nutarangil” (Nonno Filippo Notarangelo) negli anni ’60 e inizi ’70 era un personaggio che caratterizzava il quartiere dell’attuale piazza Europa a San Salvo. Era un uomo, povero, semplice e di sani principi: quelli che solitamente non vengono mai alla ribalta. Si contraddistingueva per i suoi folti baffi bianchi. Molti bambini si divertivano a fargli degli scherzi andando a bussare alla sua porta e Filippo li rincorreva con un boccaletto di acqua. Altri bambini avevano paura di lui, tant’è che le mamme quando volevano tenere buoni i figli dicevano: “Mo vaj a chiamà shor Flepp” (adesso vado a chiamare nonno Filippo).
Ma chi era shor Flepp?
Tempo fa una sua nipote ha postato su “sei di San Salvo se” una sua immagine e ho chiesto a lei e a due sue cugine che ora vivono a Lentella di raccontarmi la storia di quest’uomo.
Notarangelo Filippo è nato il 14 febbraio del 1885 ed era originario di Vasto. Come spesso accadeva a quei tempi, aveva trovato moglie tramite “lu mmasciateur” (l’ambasciatore ossia chi combinava matrimoni). Si era sposato nel 1914 con Teresa Torino a San Salvo. Hanno avuto tre figlie Maria, Vitalina e Michelina.
Ogni giorno, con la zappa e il bidente sulle spalle andava a lavorare nelle campagne degli altri: viveva letteralmente alla giornata. Per diversi anni vivevano in case in affitto. Col tempo Filippo è riuscito a comprarsi una casetta davvero minuscola composta da un cucinino e una camera da letto. L’ arredo della cucina era composto da un tavolo con qualche sedia, un incavo all’interno del muro (“lu scutullar”)e dei chiodi su cui erano appesi una sorta di scolapiatti e pentolame. Il letto era in sostanza una cassapanca di legno (la “cash” ancora conservata da una delle sue nipoti). Per riscaldarsi aveva un camino e un braciere. Nonostante le dimensioni minuscole della casa, quando le figlie si sono sposate, in quei pochissimi metri quadri si riunivano intorno al braciere fino a 15 persone con un bagliore di luce, fichi secchi, ceci abbrustoliti e castagne arrostite . Shor Flepp conosceva un sacco di favole e con queste animava le serate in compagnia. Le sue nipoti conservano ancora il ricordo delle sue storie “Ciuciaril e virtcchiel”, “la pagnott di pan ch scapp”, “lu lupricc” e tante altre. Non basterebbe una giornata per farcele raccontare! “Quanto erano belle e spensierate quelle serate”.
Quando c’è stato il fronte a San Salvo, per fame, saliva sul retro dei camion di cibarie dei tedeschi e faceva scendere i sacchi di patate non solo per sè ma anche per chi capitava lì in quel momento. Quando i tedeschi se ne accorsero andarono a cercarlo a casa. La moglie, per non farlo trovare, l’aveva nascosto dentro la cassapanca e vi ci erano sedute sopra le figlie.
Era un tipo molto allegro e scherzoso. Un periodo per far spaventare i bambini si era procurato delle vecchie scarpe di bambini e quando gli andavano a bussare, le mostrava e faceva intendere che se li era mangiati, e diceva loro “Volete fare la stessa fine?”.
Nel 1963 la moglie è venuta a mancare. Grazie ai nuovi cambiamenti sociali, ha potuto usufruire della pensione di vecchiaia e nella distribuzione delle terre del bosco Motticce a tutti i sansalvesi, ha avuto la possibilità di coltivarsi un terreno tutto suo.
Non ha mai posseduto un mezzo di trasporto. Fino alla fine, anche per andare a zappare la sua terra, andava a piedi.
Di domenica non andava mai a lavorare, si rivestiva a festa e andava a messa. Aveva sempre un pettinino in tasca per pettinare i suoi baffi.