Fede è credere che la nostra vita è collegata a quella del Signore Gesù
(Commento al Vangelo di don Gianluca Bracalante)
“Il mio credo: seguendo Gesù Cristo l’uomo nel mondo d’oggi può vivere, agire, soffrire e morire in modo veramente umano: nella felicità e nella sventura, nella vita e nella morte, sorretto da Dio e fecondo di aiuto per gli altri” (Hans Küng)
In questa III domenica del tempo di Pasqua vogliamo chiedere al Signore di aprire la nostra mente alla Parola come ha fatto con i discepoli di Emmaus.
Mi colpisce e rincuora sempre questa eterna pazienza di Gesù per i suoi, questo continuo tornare a farli sentire cercati e amati e mai giudicati, anche di fronte alla loro manifesta incredulità.
Mi spiazza questo Dio che non ama la gerarchia ma “si mette in mezzo” perché tutti possano raggiungerlo e tutti sono sullo stesso piano. Il Vangelo ascoltato ci ricorda che la missione della Chiesa consiste nell’essere nel mondo un segno vivente e credibile di ciò che Dio ha fatto e continua a fare attraverso Gesù Cristo.
Proprio per questo la Chiesa tornerà credibile nel momento in cui testimonierà lo “spezzare il pane” cioè vivere la comunione, prendere su di sé tutte le ferite del mondo per una “mistica dagli occhi aperti” e annunciare la risurrezione dei morti, la vita eterna. Dobbiamo essere testimoni del Risorto nelle scelte di vita e la fede è credere che la nostra vita è collegata a quella del Signore Gesù, le fede è decidere se vogliamo stare dentro o fuori questo piano di salvezza.
Il Signore apra la nostra mente perché possiamo essere testimoni di pace cioè di vita.