Emilio Di Paolo: “San Salvo è stata per me come una manna dal cielo”

Un viaggio nelle radici, tra lingua, memoria e passione: la presentazione del dizionario dialettale-etimologico di Emilio Di Paolo

Venerdì 30 maggio 2025, presso la sala Leone Balduzzi – Porte della Terre di San Salvo, si è tenuto un evento che ha saputo unire cuore e cultura, passato e futuro: la presentazione del Dizionario Dialettale Etimologico della Vallata del Trigno, opera monumentale di Emilio Di Paolo. Nella sua ricerca certosina e meticolosa dell’uso e delle parole dialettali non solo di San Salvo e di tutti i paesi della Vallata del Trigno una città come San Salvo in cui si sono trasferiti da ogni parte è stata una fonte originale e autentica per l’elaborazione del dizionario: per studiare, ascoltare le parole ad esempio di Lentella non avevo bisogno di andare a Lentella ma mi è bastato intervistare persone di Lentella che vivono a San Salvo. Idem per gli altri paesi.

L’autore si è appassionato alla lingua dialettale dallo studio della filologia ai tempi dell’Università. “per un lungo periodo ho pensato al dialetto come qualcosa chiuso in una cassa da morto, destinato a scomparire. Ma poi è tornata la speranza. Ho pensato al principio di Antoine-Laurent de Lavoisier: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Anche il dialetto può trasformarsi ma non può morire, perché rappresenta la storia delle nostre origini. Anche perché come dice il proverbio “dove sputa un popolo, nasce un pozzo” un’immagine forte che richiama alla capacità del linguaggio popolare di generare vita, cultura, memoria.

Un passaggio affascinante è stato il racconto della sua parola preferita: “pripagne”, che in dialetto significa “propaggine”, ma che ha mille sfumature. Di Paolo ha spiegato che attraverso l’uso delle vocali aperte e delle grafie studiate, ha trovato il modo per “scrivere il parlato”, cercando di restituire sulla carta vocali pronunciate nel dialetto parlato e che non hanno una lettera equivalente.

“Il dialetto è come tornare a casa”.

Il pubblico ha ascoltato con emozione, interesse e curiosità anche di Maria Di Nardo e Mario Torricella che hanno prestato la loro voce al signor “Dialetto”.
Maria Di Nardo, presidente dell’Università delle Tre Età, ha rapito l’attenzione con racconti di vita vissuta, in dialetto, accompagnati da sottotitoli in italiano proiettati sullo schermo: esperienze genuine, storie familiari, quotidianità contadina. “Il dialetto è come tornare a casa da bambina. Sono le chiacchiere con i vicini, in casa e con gli amici. È il profumo di casa come il profumo del sugo della mamma quando ancora varchi la porta”.

A coordinare l’incontro Vania Perrucci che ha sottolineato spesso il valore del dialetto: “non si studia nei banchi di scuola, ma si impara ad ascoltando..il lavoro di Emilio è davvero un’opera maestosa e imponente”

Mario Torricella, attore teatrale dialettale, ha portato l’entusiasmo e l’orgoglio di chi, pur avendo la terza media, ha fatto della lingua dei suoi padri una bandiera. “Sono figlio di contadini, subito al lavoro – ha detto – ma questo è un onore. Amo San Salvo, amo il dialetto”.

Significativi anche i saluti istituzionali. Tiziana Magnacca, assessore regionale, ha sottolineato con la sfida dell’’intelligenza artificiale che sta rivoluzionando ogni cosa la conservazione del dialetto è una traccia profonda della nostra identità, a cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare”.
Maria Travaglini, assessore alle Politiche Culturali, ha scelto anche su invito di tutta la platea di portare i saluti istituzionali ei suoi personali apprezzamenti per l’opera direttamente in dialetto sansalvese.

Emilio Di Paolo ha voluto ringraziare pubblicamente chi ha reso possibile quest’opera: Michele Molino, Ennio Di Pierro, Fernando Sparvieri, e soprattutto le persone anziane intervistate, la cui voce ha alimentato le pagine dei tre tomi del dizionario.

L’incontro ha racchiuso in sé tutta l’intenzione di riscoprire, custodire e rilanciare un patrimonio prezioso: il dialetto. Un linguaggio che rischia l’estinzione – solo il 3% delle persone lo parla ancora – ma che rappresenta una parte viva della nostra identità. Un’opera frutto di anni di studio, interviste, ascolto e trascrizioni, una ricerca meticolosa per ricucire il filo di una lingua che talora sembra perduta.

Un evento che ha fatto risuonare parole antiche, restituendo loro dignità, bellezza e nuova vita.

Video editor di don Vincenzo Giorgio

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