don gianni boezzi

È Dio che libera e chiama a conversione, a noi la responsabilità di scegliere

Commento alle letture della terza Domenica di Quaresima Don Giovanni Boezzi

Lasciati liberare dalla schiavitù e rispondi alla chiamata a conversione: sono i due appelli rivolti oggi alla comunità credente che celebra l’eucaristia domenicale. È Dio che libera e chiama a conversione, ma va capito bene cosa ci propone il Signore.

Dio vuole liberare dalla schiavitù il suo popolo perché ne ascolta il grido e conosce le sue sofferenze. Al grido degli oppressi Dio risponde mandando Mosè e a lui, per loro, rivela il suo nome e la sua identità: «Io sono colui che sono!», cioè colui che cammina accanto a te, che c’è, che è qui per te.

Paolo, nella Seconda lettura, rievocando il cammino dell’esodo, ne approfitta per un ammonimento: in quel percorso, pur usando dei doni del Signore, non tutti gli israeliti si comportarono in maniera degna e «caddero vittima dello sterminatore». Ma Paolo spiega perché ricorda quell’evento: non per condannare quelli che allora non furono degni, ma per dire alla sua comunità cristiana di allora che, pur avendo tutti i doni del Signore, dobbiamo stare attenti a non desiderare cose cattive, a non mormorare contro Dio. Quella parola non è per gli altri, è per noi: «Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere».

Dio ci chiama a conversione: è il secondo appello di oggi. Siamo sempre tirati da due forze contrastanti. La prima: «il giudizio di Dio è imminente», devo sbrigarmi perché non c’è più tempo; la seconda: «Dio è paziente, ci vuole tempo, inutile affannarsi».

Il Vangelo di oggi cerca di armonizzare questo dilemma interiore e spirituale, con le sue due parti. Nella prima Gesù «legge» due fatti di cronaca di quei giorni, due episodi «tremendi», uno prodotto dagli uomini e l’altro che possiamo classificare come una disgrazia. In tutti e due i casi Gesù rifiuta l’interpretazione corrente che attribuiva al loro essere peccatori il motivo della loro morte: se Dio lo ha permesso vuol dire che se lo meritano… E subito dopo ne approfitta per dire: «se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Nella seconda parte, la parabola del fico sterile, Luca – che è il cantore della pazienza e della misericordia di Dio – ci ricorda che quel Dio è vicino all’uomo peccatore e ci dona sempre la possibilità di rispondere alla sua chiamata, alla salvezza. «Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore» (Salmo responsoriale). Insomma: Dio è paziente, ma noi non dobbiamo approfittare della sua pazienza, piuttosto dobbiamo confidare nel suo amore che ci salva.

«Aderire sempre più saldamente a Cristo, roccia della nostra salvezza» (Colletta). In fondo è questo il cammino di liberazione e di conversione a cui siamo chiamati in questa terza domenica di Quaresima. «Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te», ci dice Sant’Agostino. Ha deciso così, ha voluto limitare la sua onnipotenza: allora, esercitiamoci nella virtù della responsabilità. La salvezza è opera di Dio: a noi sta a rispondere (responsabilità significa dare risposta) alla sua proposta. Ma, in fondo, dare risposte non è una delle caratteristiche più belle dell’amore?

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