“Dopo 1600 anni ricordiamo ancora Vitale e famiglia perché si sono fidati di Dio”
(Don Raimondo Artese)
Nel giorno in cui ricordiamo San Vitale, nostro patrono, Gesù ribadisce che chi crede in Lui crede nel Padre che lo ha mandato: “… so che il suo comandamento è vita eterna.”
Vitale e la sua famiglia hanno creduto in Lui che è venuto per salvare, non per condannare: la misericordia è il suo modo di amare, la Croce è la misura del suo amore.
Di fronte a Dio non dobbiamo avere paura del giudizio, ma gratitudine per un Dio che ricomincia sempre con noi, e che si è fatto uomo per condividere la nostra condizione. Lui conosce il bene per tutti e ce lo indica.
Basterebbe avere nella vita 3 parole chiave, come ci suggerisce il Papa, per realizzare la propria vocazione: sognare, servire ed essere fedeli.
Qualcuno mi dirà: “Ma Vitale, poiché era un soldato romano, non doveva essere fedele all’Imperatore?”
Per essere fedeli bisogna discernere la verità.
Essere fedeli non significa accondiscendere all’orgoglio di onnipotenza dell’Imperatore, ma seguire il sogno per realizzarsi.
Tutti sogniamo di realizzaci, ma spesso abbiamo sogni che ci portano alla ricerca dell’effimero: successo e denaro, ma questi sogni non appagheranno la nostra vita perché è solo dando che si riceve e amando che si è amati.
E Vitale ha dato la vita per realizzare il sogno di essere di Cristo.
Il secondo obiettivo e come Cristo mettersi a servizio.
Vitale lo ha fatto:
1) Ricevendo il Battesimo
2) Costruendo una Famiglia;
3) Trasmettendo ai figli la fede;
4) Rischiando la vita per salvare il medico Ursicino.
Il terzo è la fedeltà
Vitale sa che l’esistenza si edifica solo su una continua adesione alle grandi scelte. E anche se fa il soldato non approfitta del suo ruolo ma svolge il suo ruolo essendo attento alle persone.
Perché la vocazione, come la vita, matura solo attraverso la fedeltà di ogni giorno. Come si alimenta questa fedeltà? Alla luce della fedeltà di Dio.
Vitale e Valeria e i figli Gervasio e Protasio si sono fidati di Dio e dopo circa 1600 anni, dalla morte, li ricordiamo ancora.
A noi talvolta ci è così difficile, perché? Chiediamoci: “Se non ci fidiamo del Cristo di chi possiamo fidarci?”
L’immagine della luce che rischiara il mondo è una delle più belle per parlare del modo in cui Gesù salva ogni uomo, vale a dire, lasciandolo libero di aderire o meno a questo suo progetto di amore. Anche il sole, che sorge ogni giorno sul mondo, può essere, la sua luce, offuscata dalle nubi, così la salvezza di Cristo è offerta ad ogni uomo ma spetta ad ognuno di noi aprirsi ed accogliere questo dono, delle nubi(dubbi) che avvolgono la nostra esistenza e permettendo alla luce della salvezza di entrare.
Così l’incertezza potrebbe lasciar spazio a un sano timor di Dio, che è frutto di fede matura, che conosce e riconosce la bontà dei suoi comandamenti per la mia vita.
Buona Festa a tutti e troviamo un momento per chiederci: in chi o in che cosa riconosco quella luce di Cristo che illumina la mia vita?
Signore, come Vitale e la sua famiglia voglio fidarmi di Te. Fa che la loro testimonianza e intercessione possano illuminare la mia fede per guidarmi nelle scelte della vita. Amen