“Dimmi dove ti siedi a messa e ti dirò chi sei”

Io se non ho il mio lato e il mio posto non riesco a concentrarmi a messa”, “Mi metto dietro perché così nessuno mi vede, perché non sono degno, … perché mi vergogno, … perché così non devo salutare nessuno, così posso scappare appena finisce la messa”, “mi metto lontano da quello/quella lì”, “mi metto davanti perché riesco a concentrarmi di più e non mi distraggo”...

I motivi che fanno prediligere un posto anziché un altro quando si va a messa possono essere davvero tantissimi. Nella maggior parte dei casi sono delle motivazioni personali che partono da un presupposto “Così mi concentro di più e mi godo di più la messa.”

Sono queste motivazioni che prediligono una visione intimistica della messa: io e il mio Dio, a tu per Tu con Lui! Ma quando andiamo a messa non è il momento del “cuore a cuore solo io e Dio”. In ogni istante ci può essere il momento del “a tu per Tu” con Dio e guai se non ci fosse ed è quello della preghiera personale ovvero di quel dialogo personale con un Dio che è per sua natura Amore.

Nel momento stesso che oltrepassiamo la porta della chiesa, per partecipare alla messa, anche se provenienti da diverse case e con ognuno una sua storia, diversa da quella dell’altro, noi entriamo alla presenza di Dio e man mano che entriamo e prendiamo posto in chiesa, avviene qualcosa di straordinario, di sovrannaturale, che oltrepassa l’occhio umano, ma ben visibile a Dio: si forma quella che si chiama l’assemblea eucaristica. È Dio che nella santissima Persona del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ci invita tutti insieme a mangiare a casa Sua per far festa.

Tutti abbiamo bisogno di crescere nella consapevolezza della dimensione comunitaria delle celebrazioni eucaristiche anche in queste piccole cose. Solo per fare un esempio nei giorni feriali quante volte vediamo venti trenta persone che occupano l’intera chiesa seduti l’uno lontano dall’altro. Anche solo visivamente a chi entra per la prima volta in chiesa, riusciamo a dare forse l’idea della comunione insita nella natura della liturgia?

Un primo passo che ci può aiutare in questa direzione potrebbe essere proprio quello di scegliere il posto dove andarci a sedere non in base ai nostri pensieri ma lì dove c’è posto, sedendoci man mano che si arriva l’uno a fianco all’altro, guardandoci negli occhi, scambiandoci un sorriso, un saluto anche se solo con uno sguardo. Altrettanto importanti sono gli atteggiamenti del corpo durante l’intera celebrazione. Durante la messa siamo tutti membra di uno stesso corpo e di conseguenza liturgicamente parlando, anche con il corpo siamo chiamati ad avere gli stessi atteggiamenti. Chi non ha impedimenti fisici è chiamato ad inginocchiarsi nel momento della consacrazione eucaristica. Anche nel canto tu

Il catechismo della Chiesa Cattolica contempla tutto il popolo di Dio tra i celebranti della liturgia sacramentale

Tutta la messa è un dialogo a tu per tu con tra l’assemblea (cioè tutti noi) e Dio che parla attraverso le parole e la voce del sacerdote. A conferma della dimensione comunitaria c’è anche l’espressione quando ci apprestiamo a ricevere personalmente la particola eucaristica usiamo l’espressione “Vado fare/prendere la “comunione“”.

Nel pronunciare insieme le stesse parole e fare contemporaneamente gli stessi gesti è come se diventassimo un tutt’uno che va a comporre il popolo di Dio, ovvero l’assemblea eucaristica.

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