“Correre verso Gesù per trovare amore”
(Commento al Vangelo di don Giovanni Boezzi)
Il Vangelo della ventottesima domenica ci mostra Gesù che esce per riprendere il cammino verso Gerusalemme. L’uomo di cui parla il Vangelo di Marco “corre” verso Gesù. Ha fretta di incontrarlo. Cerca con urgenza una risposta per la propria vita. Ed in questo è davvero esemplare rispetto alla nostra pigrizia nel seguire il Signore. Comunque, ad ogni età si può correre verso il Signore. Quest’uomo, giunto davanti a Gesù, si getta ai suoi piedi e gli pone una di quelle domande che sono centrali nella vita di un uomo: “Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Quell’uomo corre da Gesù e riceve la risposta sul senso della vita. Si apre un dialogo. Gesù chiede a quell’uomo se conosce e se ha osservato i comandamenti, e la risposta è che li ha osservati sin dalla giovinezza. Non so quanti di noi possono dare la stessa risposta alla domanda di Gesù. Ed è struggente la notazione che segue: “Gesù, guardandolo, lo amò”. Potessimo sentire rivolte anche a noi queste parole! Ma forse noi sentiamo meno ansia di salvezza di quanto la sentiva quell’uomo. Perciò dovette suscitare tanta ammirazione in Gesù. Dobbiamo, tuttavia, stare certi che queste parole evangeliche sono rivolte anche a noi: Gesù continua a guardarci e ad amarci davvero, anche se siamo meno osservanti di quell’uomo che gli è andato incontro di corsa.
L’uomo ricco, quando udì la risposta di Gesù abbassò il volto, divenne cupo e si allontanò da Gesù.
E si allontanò con la tristezza nel cuore. Quell’uomo conservò le sue ricchezze, ma perse il sorriso e il senso vero della vita. Potremmo chiederci: ma l’invito di Gesù non è troppo severo? Non si tratta di una parola troppo esigente che, tra l’altro rischia di farlo rimanere solo? Gesù non potrebbe attutirlo almeno un poco? Non potrebbe renderlo meno esigente e un po’ più accomodante? Le parole che Gesù aggiunge subito dopo il rifiuto del ricco non ammettono replica. “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!” E conclude: “E più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.
Gesù non chiede di buttare a mare tutto quanto abbiamo: non è questo il senso della frase evangelica. La decisione che questa pagina evangelica vuole provocare in noi riguarda il primato da dare a Dio sopra ogni cosa. Gesù ci chiede di porre Dio al di sopra di tutto anche dei beni che abbiamo e di considerare i poveri come nostri fratelli verso i quali siamo debitori di amore e di aiuto. Essi hanno diritto al nostro amore e al nostro aiuto. Quel che chiede il Signore, a prima vista, ha i tratti di una rinuncia e in parte lo è, ma è soprattutto una grande sapienza di vita. Ovviamente si tratta non della sapienza del mondo che spinge a rinchiudersi in se stessi e nelle cose del mondo, ma della sapienza che viene dal cielo. La risposta di Gesù alla richiesta che Pietro ha fatto a nome dei discepoli spiega concretamente le conseguenze di tale sapienza evangelica: chi abbandona tutto per seguire Gesù (ossia, chi pone Gesù al di sopra di ogni cosa) riceverà in questa vita il centuplo e, dopo la morte, la vita eterna. È l’esatto contrario di quello che normalmente si pensa, ossia che la vita evangelica sia innanzitutto privazione. Così pensò anche l’uomo ricco. In verità, la scelta di seguire il Signore sopra ogni cosa è sommamente “conveniente”, non solo per salvare la propria anima nel futuro, ma anche per gustare “cento volte” la vita su questa terra. Chi mette Dio al primo posto nella sua vita entra a far parte della Sua “famiglia” ove trova fratelli e sorelle da amare, padri e madri da venerare, case e campi ove lavorare. Trova l’amore.