Con la statua di San Vitale al via i festeggiamenti in onore del santo patrono
SAN SALVO. Scendendo la statua di san Vitale dalla nicchia dove solitamente è riposta iniziano in qualche modo i festeggiamenti in onore di San Vitale Martire, patrono della città di San Salvo. La venerazione ai santi e a Maria raffigurati nelle immagini nelle Chiese non è mai adorazione dell’immagine materiale, è invece venerazione a ciò che essa rappresenta. In questo caso la figura di San Vitale Martire. Con questo piccolo gesto don Raimondo Artese e l’intero comitato festa, che già da diverso tempo si sta organizzando per vivere al meglio la festa del patrono nonostante il tempo che stiamo vivendo, hanno dato il via ai festeggiamenti in onore di San Vitale.
Da Lunedì 19 aprile al termine della Messa delle 8.30 ci sarà la Novena in onore di San Vitale Martire, patrono di San Salvo, e questo anno, per invocare la liberazione dalla Pandemia, la novena verrà ripetuta anche la sera alle 17.30.
Nell’aprile 2020 era mancato anche questo semplice gesto che negli anni precedenti era così scontato e semplice. Grande è stata l’emozione per tutti gli organizzatori della festa lo scendere semplicemente la statua dalla sua nicchia abituale per portarla al culto di tutti i sansalvesi che potranno fare almeno una visita in chiesa.
Chi era San Vitale Martire? (Da Santi e beati)
Vitale e Valeria, genitori dei santi Gervasio e Protasio, anch’essi martiri, sono celebrati insieme il 28 aprile. In particolare s. Vitale ha avuto, una raffigurazione nell’arte molto vasta, a lui sono dedicate la basilica di S. Vitale in Ravenna, con i suoi magnifici mosaici, la chiesa omonima a Venezia, dove è raffigurato vestito da soldato a cavallo che solleva uno stendardo, con lancia, spada e mazza, strumento del martirio della sua sposa Valeria. Ancora a lui è dedicata la chiesa di S. Vitale a Roma, con gli affreschi narranti il suo martirio.
Le prime notizie che si hanno di Vitale e Valeria provengono da un opuscolo scritto da Filippo, che si nomina ‘servus Christi’ e a cui sono intitolati i più antichi nuclei di vita cristiana a Milano, come l’hortus Philippi e la domus Philippi; detto opuscolo fu rinvenuto accanto al capo dei corpi dei martiri Gervasio e Protasio, ritrovati da s. Ambrogio nel 396.
L’opuscolo oltre a narrare il martirio dei due fratelli, descrive anche quello dei due genitori Vitale e Valeria e del medico ligure, forse operante a Ravenna Ursicino, vissuti e morti nel III secolo; Vitale è un ufficiale che ha accompagnato il giudice Paolino da Milano a Ravenna.
Scoppiata la persecuzione contro i cristiani, accompagna, incoraggiandolo Ursicino condannato a morte, il quale durante il tragitto verso il luogo dell’esecuzione, era rimasto turbato dall’orrore di trovarsi davanti alla morte violenta. Ursicino viene decapitato e decorosamente sepolto dallo stesso Vitale, dentro la città di Ravenna.
Lo stesso Vitale viene arrestato e dopo aver subito varie torture per farlo apostatare dal cristianesimo, il giudice Paolino ordina che venga gettato in una fossa profonda e ricoperto di sassi e terra; così anch’egli diventa un martire di Ravenna e il suo sepolcro nei pressi della città, diviene fonte di grazie.
La moglie Valeria avrebbe voluto riprendersi il corpo del marito, ma i cristiani di Ravenna glielo impediscono, allora cerca di ritornare a Milano, ma durante il viaggio incontra una banda di villani idolatri, che la invitano a sacrificare con loro al dio Silvano; essa rifiuta e per questo viene percossa così violentemente, che portata a Milano, muore tre giorni dopo.
I giovani figli Gervasio e Protasio, vendono tutti i loro beni, dandoli ai poveri e si dedicano alle sacre letture, alla preghiera e dieci anni dopo vengono anch’essi martirizzati; il già citato Filippo ne cura la sepoltura.
Molti studiosi ritengono che la narrazione sia in parte fantasiosa, riconoscendo nei personaggi citati, altre figure di martiri omonimi venerati sia a Milano che a Ravenna; l’antica chiesa di S. Valeria a Milano, distrutta nel 1786, per gli studiosi non era che la ‘cella memoriæ’ della primitiva area cimiteriale milanese, intitolata appunto alla gens Valeria.
In ogni modo il racconto leggendario o veritiero è documentato da celebri monumenti anche di notevole antichità. La basilica ravennate consacrata il 17 maggio 548, è dedicata oltre che a S. Vitale anche ai suoi figli Gervasio e Protasio, le cui immagini sono poste sotto la lista degli apostoli, mentre un altare laterale è dedicato a s. Ursicino.
Nei mosaici di S. Apollinare Nuovo poi sono rappresentati tutti i cinque personaggi; dall’11° al 14° posto della fila dei santi vi sono i quattro uomini e al nono posto della fila delle sante c’è Valeria.
Numerosi documenti e Martirologi li nominano durante i secoli, specie s. Vitale e s. Ursicino martiri a Ravenna. A Milano sorsero le tre chiese che data la loro vicinanza, confermarono la stretta parentela dei martiri, come era uso costruire allora, la chiesa di S. Vitale, la chiesa di S. Valeria (poi distrutta) e S. Ambrogio dove riposano i due fratelli gemelli Gervasio e Protasio.
San Vitale Martire divenne Protettore di San Salvo nell’anno 1745 allorché il Cardinal Luigi Carafa donò al paese l’Urna contenente le Sacre Spoglie del Santo: urna tuttora custodita nell’antica Chiesa Parrocchiale intitolata a San Giuseppe.