“Con il mio peccato conficco i chiodi sulla Tua carne”

Quanto male ancora ti dobbiamo fare? E ancora chiodi conficcati ai tuoi piedi, chiodi conficcati alle tue mani! Ehi tu con quel
martello in mano! Ma come fai a brandire quei colpi senza neanche un momento di esitazione? Spogliato anche delle tue vesti! E voi, guardie, ma come fate stando sotto un condannato a morte in croce a dividervi le sue vesti, a pensare all’affare che potete trarne? Privato di tutto, caricato solo di dolori! E pur nonostante questo, non smetti di guardare loro e me, di conservare il tuo sguardo fedele sul tuo crocifissore. Le tue braccia continuano anche sotto il peggior carico di dolore a rimanere allargate, accoglienti, misericordiose. Ed io ancora non lo capisco questo. Ma come fai? Le tue braccia inchiodate, aperte su quella croce sono il segno più prezioso della tua Amicizia capace di arrivare fino all’estremo. E già, perché il dono di te che fai sulla croce mi
ridoni vita in abbondanza e trionfi in me. … Grazie Gesù perché mi ami pur quando sono tra i tuoi crocifissori, riesci trovare e vedere la mia bellezza residua e rinsaldi la nostra amicizia: questo mi fa sentire tanto, tantissimo, immensamente amato! Non tieni conto dei miei errori, non ti imponi col tuo amore, né mi umili o soggioghi, e mi offri una relazione piena di dialogo sincero e fecondo. Vorrei abbracciarti Gesù, sì, proprio mentre sei lì sulla croce, vorrei anch’io alleggerire il tuo dolore con quel poco ma vero bene che nutro per te
.”

Questa la toccante preghiera scritta da un seminarista di Chieti e che ha accompagnato una delle stazioni della Via Crucis dell’ultimo venerdì di Quaresima nella parrocchia di San Nicola Vescovo a San Salvo dopo che una grande croce costruita nel primo lockdown 2020 causa Covid 19 è stata portata dinanzi all’altare.

La grande croce vanta una bella storia nata in un periodo in cui tutto sembrava avvolto nel buio. Un “Angelo” abitante in contrada Ributtini a Cupello aveva maturato nel cuore il desiderio di una grande croce posizionata nel territorio della contrada: una croce che proprio in quel momento storico dell’Italia e dell’umanità portasse il suo messaggio di speranza, risurrezione e salvezza. Qualcuno lassù ha forse ascoltato il desiderio di quel cuore e in un parlare del più e del meno tra amici, tutto è diventato realtà. Un amico di Angelo aveva del legno che gli avanzava! Insieme hanno contattato altri abitanti della contrada e tutti insieme hanno realizzato la grande croce.

Finita di realizzare proprio nel periodo di Pasqua 2020 (in pieno lockdown), (leggi) è stata posizionata sul sagrato della chiesa di San Nicola Vescovo, all’epoca chiusa ai fedeli perché in fase di restauro. Nel giorno di Pasqua la grande croce è stata ricoperta di fiori nel desiderio di simboleggiare una speranza che non muore perché fondata sulla roccia che si chiama Gesù Cristo.

Subito dopo, la croce è stata riportata lì dove è stata costruita e in occasione della festa di San Francesco è stata posizionata nella piazza della contrada a fianco alla statua del santo d’Assisi scelto anche come patrono di Ributtini.

Venerdì 26 marzo, durante la celebrazione della undicesima stazione della Via Crucis, un papà e due fratelli che avevano rispettivamente perso un figlio e un fratello hanno portato la croce dinanzi all’altare della chiesa di San Nicola Vescovo. Il parroco don Beniamino Di Renzo ha “martellato” i chiodi della croce per simboleggiare come i nostri peccati possono divenire come dei chiodi che trafiggono il corpo del nostro redentore.

La croce è stata riposizionata all’ingresso della chiesa di San Nicola e vi resterà fino a Pasqua per poi tornare lì dove questa storia ha avuto inizio.

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