Comandamenti e gioia.

V settimana di Pasqua – Giovedì

Commento al Vangelo – Gv 15, 9-11

A cura di don Giovanni Boezzi

La pagina evangelica odierna è la continuazione di quella della “vite vera e dei tralci” che abbiamo meditato ieri e ne è anche il completamento, sempre nel contesto di fondo dei “discorsi di Addio”. Come le due tavole di un dittico, le due parti si illuminano a vicenda. Nella prima tavola, come abbiamo visto, predomina il linguaggio delle similitudini (la vite e i tralci), che conferisce plasticità alla tematica del “rimanere” e del “portare frutto”. Nella seconda, invece, questi temi sono arricchiti da altri sviluppi non meno incisivi e singolari, come quello dei “comandamenti” e della “gioia”.
Alla luce di tutto il contesto, possiamo dire che un’altra “parola” importante che Gesù lascia in eredità ai suoi discepoli di ogni tempo, e quindi anche a ciascuno di noi, è quella dell’Amore. E come è possibile vivere questo amore e obbedire ai comandamenti di Gesù? Il brano evangelico odierno sembra voler rispondere a tale interrogativo e così traccia un percorso, in cui indicativo e imperativo si compenetrano in modo inestricabile. Il primo indicativo costituisce l’origine e la base fondamentale di tutta la vita cristiana: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi». Questo amore si erge come una vetta e ci raggiunge senza nostro merito ed è più grande del nostro cuore. Ci avvolge, dilaga e ci sommerge, senza però forzare mai il nostro consenso. Come il Padre e il Figlio sono venuti a porre in noi la loro dimora (Gv 14,23), noi, a nostra volta possiamo porre la nostra in loro e abitare nel loro amore. È la mutua inabitazione della Trinità in noi e di noi in essa. Questo amore viene da lontano: non solamente da Gesù, di cui conosciamo il volto e la voce, ma, attraverso Gesù, dal Padre. Ecco quale amore abbiamo ricevuto in dono: l’amore stesso di Dio, che è vita eterna. Gesù ci esorta a «rimanere nel suo amore». Questo è reso possibile dall’osservanza dei suoi comandamenti, grazie ai quali la linfa dall’amore divino circola dalla vite ai tralci.
Una novità inaspettata appare qui al termine del brano evangelico: il motivo della gioia: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Queste parole riecheggeranno nella prima Lettera di Giovanni: «Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena». Tutto questo può apparire strano e paradossale! Mentre per il mondo la gioia viene cercata “fuori”, nell’evasione e nel divertimento, nel Vangelo invece essa è connessa con i comandamenti di Gesù: “dentro”, quindi, e non fuori della vita del cristiano. La sequela di Cristo, per quanto difficile possa essere, non può ignorare la gioia!

Oggi prego con il salmo 95.

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Dal vangelo secondo Giovanni (15, 9-11)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

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