Ciò che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi
Rubrica a cura di Don Giovanni Boezzi delegato dai sacerdoti della Zona Pastorale di Vasto per la Famiglia
Ciò che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi
Carissimi, il terzo capitolo si volge al messaggio di Gesù sul matrimonio e sulla famiglia, recuperando il contesto della storia della salvezza entro in cui entrambi si collocano; una prospettiva di notevole rilievo per la riflessione teologica odierna. La comunità familiare, infatti, non si presenta a noi come un evento isolato o fuori da ogni contesto; al contrario, si colloca nel cuore stesso della storia salvifica totale, la rivive in sé e la prolunga con il suo stesso esserci e agire. La famiglia, nata dal sacramento delle nozze, costituisce una storia di salvezza in atto, «piccola Chiesa» nella «grande Chiesa», così come i genitori sono persone all’interno del progetto salvifico di Dio sul mondo.
La categoria di base cui guardare è dunque in primo luogo quella di «storia di salvezza»; categoria che evoca lo sviluppo degli interventi salvifici di Dio nel tempo, «in gesti e parole intrinsecamente connessi» (DV 2). La preoccupazione di papa Francesco, di fatto, è volto a riscoprire questo primo annuncio e a proclamarlo al mondo; annuncio e proclamazione indirizzati a dire la grandezza della comunità familiare e a farne il centro dell’azione evangelizzatrice della Chiesa: «Davanti alle famiglie e in mezzo ad esse deve sempre nuovamente risuonare il primo annuncio, ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario a ciò che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice» (AL 58). L’evangelizzazione del matrimonio e della famiglia infatti non può ridursi «alla mera difesa di una dottrina fredda e senza vita», ma deve «ispirarsi e trasfigurarsi alla luce di questo annuncio di amore e di tenerezza» (AL 59).
Il n. 61 dell’Amoris laetitia accenna brevemente al recupero del progetto di Dio sul matrimonio operato da Gesù di Nazaret. La pericope di Mt 19,1-9 si colloca nel quadro geografico-teologico del viaggio di Gesù dalla Galilea alla Giudea. Gli episodi salienti di questa fase sono caratterizzati dal contrasto sempre più forte con gli avversari, culminante negli eventi della crocifissione. In Mt 19,3 si avverte il tentativo di tendere un’insidia al Maestro, concretizzata nella domanda-tranello sui motivi che consentono il divorzio. La disputa verteva, di fatto, sull’interpretazione del testo di Dt 24,1: «Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio». Il Maestro prende in contropiede gli interlocutori, scavalcando in un solo colpo le loro posizioni e le loro casistiche, riportandosi al progetto originario di Diop testimoniato da Gen 1,27 e 2,2: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne?”, così non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» (Mt 19,4-6). Richiamandosi al gesto del Creatore, origine della distinzione dei sessi e dell’unione matrimoniale, Gesù trae la sua indiscussa conclusione: l’uomo non può separare ciò che Dio stesso ha voluto come un’unità. I farisei comprendono di essere stati nettamente scavalcati; compiono allora un ultimo tentativo: «Perché allora Mosè ha ordinato di dare alla donna l’atto di ripudio e di mandarla via?». Rettificando la domanda Gesù si richiama ancora una volta al progetto del «principio», spiegando come Mosè non abbia ordinato, ma solo permesso una norma diversa a motivo della «durezza del loro cuore» (19,4-8).
L’essere due in una carne sola – secondo Gesù – è il distintivo specifico dell’unione nuziale da lui ripresa e inaugurata. Nota Giovanni Paolo II: «Gesù si richiama principio”, riportando alle origini stesse della creazione il disegno di Dio, sul quale si basa la famiglia e, per suo tramite, l’intera storia dell’umanità» (LF 18).
Papa Francesco dà per acquisita questa prospettiva, sottolineando come il matrimonio sia un dono di Dio, ridonato dal Redentore alla Chiesa e agli sposi, e pone l’accento sulla necessità di «aver cura di questo dono divino», inclusa la sessualità coniugale (AL 61). La famiglia è una comunità salvata di vita e di amore, ridonata all’umanità come icona vivente di Dio Trinità e Amore, «Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (Mc 10,1-12). La famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo (Ef 5,21-32), restaurati a immagine della Santissima Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore» (AL 63).