“Ciao zia Livia!”

È venuta a mancare ieri mia zia, la moglie del fratello più piccolo di mia mamma con un brutto male: aveva solo 63 anni! Mio padre spesso usava dire “Una volta si nasce una volta si muore”. In statistica potrebbero essere definiti come semplici “eventi certi”. Eppure sono due avvenimenti oggettivi che rappresentano due grandi misteri, che per la nostra cultura occidentale sono il primo di gioia e il secondo di sofferenza. Umanamente la morte di una persona cara è una sofferenza: un pugno nello stomaco che ti dilania dentro e capace di rimetterti in discussione. Di fronte alla morte prendiamo coscienza di quanto siamo piccoli, a volte meschini e capaci di perderci dentro un bicchiere d’acqua. Andiamo dietro a tanti orpelli materiali, mentali, umani e spirituali (si è sempre fatto così, si usa.., c’è la tradizione.., mi devo comprare …all’ultimo grido o questa macchina.. e mi comporto così sennò la gente che dice.. perchè così gli altri sanno che .. quello si è comportato così, quello colà…a lavoro.. devo fare questa cosa sennò.. dico questo perchè, non dico perchè sennò si può offendere, vado in chiesa perchè non si sa mai, lì passo un po’ di tempo, ..) che di fronte alla morte perdono completamente senso.

“E se muoio anch’io tra un minuto…un’ora.. domani.. tra un mese.. cosa faccio? Vale davvero la pena comprare questo oggetto, dire o non dire.. comportarmi così.. questo..? Cosa da veramente senso alla mia vita in questo mio adesso? Se sono un credente la mia fede mi porta semplicemente a trascorrere un po’ di tempo, incontrare qualcuno, stare bene con me stesso/stessa e con Dio, un club in cui io sono.., mi realizzo.. decido questo.. io faccio.. o è una esplosione di gioia, un fuoco che mi spinge a cercare il modo di annunciare Cristo proprio per far conoscere a quante più persone possibili Qualcuno di davvero grande che è riuscito a rivoluzionare la mia vita?”

Dovrebbero essere queste delle domande che ci dovremmo fare spesso per dare senso e valore alla nostra vita in ogni istante che si pone tra i due eventi certi della nostra esistenza: nascita e morte.

Quanto sono vere le parole di Gesù Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

Anche se la fede, per definizione, dona la speranza in una vita eterna la morte resta un grandissimo mistero che non può non interrogarci. C’è una preghiera di sant’Agostino che scorreva nella camera mortuaria di mia zia capace di esprimere quale dovrebbe essere la speranza del credente:

Se mi ami non piangere!

Se conoscessi il mistero immenso del cielo
dove ora vivo, se potessi vedere e sentire
quello che io sento e vedo in questi orizzonti
senza fine e in questa luce che tutto investe e
penetra, non piangeresti se mi ami!

Sono ormai assorbito dall’incanto di Dio
dalle Sue espressioni di sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole e
meschine al confronto! Mi è rimasto l’affetto per te, una tenerezza che non hai mai conosciuto! Ci siamo amati e conosciuti nel tempo: ma tutto era così fugace e
limitato!
Io vivo nella serena e gioiosa attesa del tuo arrivo tra noi: tu pensami così, nelle tue
battaglie pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, e dove ci
disseteremo insieme nel trasporto più puro e
più intenso alla fonte inestinguibile della gioia e dell’amore.
Non piangere più se veramente mi ami

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